Fare impresa nel Sud Italia: boom di start-up e di attività gestite da giovani imprenditori

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Di Giorgia Orlandi
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Viaggio nell'Italia del Sud cambiata dalla pandemia. Boom di imprese giovanili, professionisti italiani che sono tornati nei loro luoghi d'origine. Stranieri attratti dalla qualità della vita. Il reportage della nostra corrispondente Giorgia Orlandi

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Una qualità di vita migliore, senza troppi stress e con costi minori. Sono alcuni dei vantaggi che, da quando è scoppiata la pandemia, stanno spingendo molti italiani a tornare nelle loro città d’origine. Complice anche il lavoro a distanza, diverse persone hanno poi deciso di restare nei luoghi dove sono nati. L'emergenza sanitaria sta rendendo il Sud Italia un luogo sempre più attrattivo e non solo per gli italiani, ma anche per gli stranieri. 

Il Sud Italia cantiere di start-up innnovative

Catania e Manhattan non sono proprio la stessa cosa. Ma quando Michael Xenakis ha lasciato la Grande Mela per trasferirsi in Sicilia, nel pieno della pandemia da Covid-19, era alla ricerca di nuovi stimoli, ma soprattutto di un’azienda con tanta voglia di crescere. E sembra proprio che abbia avuto fortuna. Quando "Flazio", la start up catanese, specializzata in creazione e gestione di siti web gli ha offerto un lavoro, non ha avuto esitazioni. Ora Michael, che è Country Manager USA, si dice contento di ricoprire questo ruolo. "E' molto simile al tipo di lavoro stimolante che avevo a New York, ma soprattutto posso farlo in un posto meraviglioso.”

La storia di Michael testimonia che soprattutto di recente, le cose stanno cambiando al sud perché come nel caso di Flazio ad arrivare è il capitale umano. Con la pandemia le candidature spontanee sono aumentate. Secondo il CEO della start up, Flavio Fazio ad offrire il contributo maggiore è il ritorno dei cervelli in fuga che un tempo avevano deciso di lasciare il sud Italia.

"Riceviamo molti CV di professionisti altamente qualificati e senior che lavorano per importanti aziende con sede nelle grandi città", ci spiega Flavio Fazio. "Anche in passato contattavamo figure di questo livello ma spesso rifiutavano l'offerta perché dovevano trasferirsi al Sud e questo per loro era un sacrificio. Chiedevano molti soldi per farlo." 

Il lockdown ha spinto molti giovani professionisti, che erano partiti per costruirsi una carriera all'estero, a tornare nei loro paesi d'origine. È stato stimato che il numero totale di persone che ora lavorano in remoto dal Sud Italia sia arrivato a 145.000. 

Fare impresa da remoto

Questa è la missione di "**South Working".  **Un’organizzazione no-profit il cui obiettivo è aiutare molte realtà locali a promuovere il lavoro da remoto al sud. "E’ giusto - come spiega la Presidente Elena Militello - favorire il rientro dei giovani professionisti, a condizione però che ci sia un ritorno per la comunità locale. Per entrare a far parte della rete si devono essere rispettate alcune condizioni."

Ad un’ora da Catania si trova Palazzolo Acreide, un borgo medievale patrimonio dell’Unesco vittima da anni dello spopolamento rurale. Con la pandemia e il rientro di molti giovani, il comune ha risposto alla richiesta di servizi e di spazi da adibire a co-working. 

Il vice-sindaco Maurizio Aiello ci ha fa notare che il posto dove prima si trovava il vecchio castello sarà trasformato in uno spazio di co-working all'aperto. Una specie di piazza digitale che sarà completamente attrezzata con connessione internet. Qui gli studenti potranno seguire le lezioni online o lavorare in remoto godendosi il bellissimo paesaggio. La vera sfida soprattutto al sud è assicurarsi che il trend e un nuovo modo di fare impresa possano durare nel tempo anche dopo l’emergenza sanitaria.

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