Soldati e mezzi russi alla frontiera con l'Ucraina, cresce la tensione. Mosca: "Nel nostro territorio facciamo come meglio crediamo"
40.000 soldati sul confine orientale con l'Ucraina e più o meno lo stesso contingente in Crimea. A dare i numeri del trasferimento di truppe russe alla frontiera è Kiev, che denuncia spostamenti di uomini e mezzi vicino ai territori controllati dai separatisti filo-russi.
Nell'est dell'Ucraina è in vigore un cessate il fuoco dal 2015, ma è stato spesso violato e nel luglio 2020 sono state adottate misure per rafforzarlo.
Il dispiegamento di forze russe alla frontiera è letto, dall'Ucraina ma anche dagli Stati Uniti, come la premessa all'escalation.
Secca la replica di Mosca, affidata a Dmitry Peskov, addetto stampa del presidente russo Vladimir Putin: "Accanto a noi c'è un paese dove sta per scoppiare una guerra civile - dice Peskov - accanto a noi c'è un paese la cui leadership considererà di nuovo possibile - non lo escludiamo - risolvere il problema interno con la forza. È pericoloso per noi? Certo, è pericoloso. Dovremmo prendere misure per garantire la nostra sicurezza? Sì, dovremmo. Questo è quello che stiamo facendo. Come ci muoviamo, dove spostiamo le truppe all'interno del nostro territorio, sono affari nostri. La Russia non ha mai preso parte a questo conflitto. Ma la Russia ha sempre detto che non sarebbe stata indifferente al destino dei cittadini di lingua russa, che vivono nel sud-est del paese".
Il presidente ucraino Zelensky ha chiesto un confronto con Putin, che a suo dire starebbe creando un 'ambiente minaccioso'.
In una sessione straordinaria del Parlamento ucraino, il comandante delle forze armate ha parlato di "minaccia alla sicurezza militare", portata da 28mila separatisti e più di 2mila istruttori e consiglieri militari russi.