L'esercito guida la repressione antidemocratica in Myanmar

L'esercito guida la repressione antidemocratica in Myanmar
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Di Paolo Alberto Valenti
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Almeno 400 arresti fra la folla di decine di migliaia di persone che protestano quotidianamente contro il golpe birmano. La leader democratica deposta Aung San Suu Kyi dovrebbe essere giudicata per importazione illegale di radioline il 17 febbraio

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La repressione militare in Myanmar cresce d'intensità a fronte di decine di migliaia di manifestanti quotidianamente in strada. Internet è stato bloccato ma il desiderio di libertà è contagioso. 

I lavoratori dissidenti nel mirino della polizia

Canali televisivi hanno ripreso soldati che trascinavano a forza al lavoro impiegati di banca e operai delle ferrovie che hanno scelto la disobbedienza civile. Il controllo sociale è stato trasferito dalla polizia alle milizie dell'esercito dopo diverse defezioni di poliziotti, andati ad accrescere le schiere dei manifestanti.

Pronti a morire per non tornare alla dittatura

Per quanto spaventata dalla brutale repressione che potrebbe eliminarli in ogni momento la folla ha principalmente paura di un ritorno definitivo alla dittatura, spiega Tom Andrews, il relatore delle Nazioni Unite che si occupa di Myanmar. 

Fuori i criminali comuni dentro i combattenti per la democrazia

Secondo diverse testimonianze i golpisti avrebbero svuotato le carceri dei prigionieri comuni per creare disordini nelle città così in tanti quartieri gruppi di volontari organizzano squadre di vigilanza per impedire le bravate dei criminali rilasciati.

Il ritardo per il processo a Aung San Suu Kyi

L’avvocato difensore di Aung San Suu Kyi ha fatto sapere che il processo contro di lei è stato rimandato. Dovrebbe tenersi il 17 febbraio. La leader del movimento democratico, è agli arresti domiciliari dal primo giorno del colpo di Stato.

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