Presidenziali in Moldavia: si va al ballottaggio, Maia Sandu in leggero vantaggio

Presidenziali in Moldavia: si va al ballottaggio, Maia Sandu in leggero vantaggio
Diritti d'autore Roveliu Buga/Copyright 2020 The Associated Press. All rights reserved.
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Di Eloisa CovelliStefania de Michele
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Presidenziali in #Moldavia: si va al ballottaggio, @sandumaiamd in leggero vantaggio

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Vince ma non sfonda al primo turno Maia Sandu, la candidata filo-europea alle presidenziali della Moldavia. Con il suo 35 per cento dei voti sfiderà al ballottaggio il presidente uscente, il filo-russo Igon Dodon, che ha ottenuto solo 2 punti percentuali in meno.

Leader del partito Azione e Solidarietà Maia Sandu è un'economista, laureata ad Harvard; è stata ministra dell'Istruzione in Moldavia e primo ministro per pochi mesi nel 2019.

"Ho votato per il Paese che combatte contro la corruzione e vuole fermare i clan. Ho votato per il futuro della nostra nazione e per tutti i cittadini onesti" ha detto a urne chiuse.

Per la candidata filo-europea nel voto di domenica 1° novembre ci sono state molte irregolarità, il suo partito ha presentato 300 denunce al procuratore anti-corruzione.

Il presidente uscente Dodon è al potere dal 2016, quando ha sconfitto alle presidenziali proprio Maia Sandu. Dopo il voto ha ringraziato i suoi sostenitori. "Ho votato per la pace, per la stabilità, per l'amicizia tra le diverse comunità presenti nella Moldavia e per una relazione equilibrata con le altre nazioni" ha detto.

Sono state riservate delle cabine elettorali per la popolazione della Transnistria, una regione formalmente moldava, ma che ha dichiarato unilateralmente la sua indipendenza e subisce l'influenza russa. È la seconda volta che viene consentito di votare agli abitanti di questa regione, la prima volta è stato 4 anni fa, quando ha vinto il filo-russo Dodon.

Durante il primo turno ci sono stati dei piccoli incidenti a Varnita, una città vicino alla Transnistria. Alcuni veterani di guerra hanno provato a bloccare gli abitanti della regione, che sono andati a votare a piedi, in auto o con i mezzi pubblici . Ma la polizia li ha aiutati a superare il blocco.

Nel febbraio 2019, 37.000 elettori sono arrivati in autobus dalla Transnistria, una regione separatista che ha una notevole presenza militare russa, per sostenere i partiti pro Cremlino, tra cui quello di Dodon. All'inizio di questo mese, Sandu ha detto a Euronews che "Dodon ha organizzato e comprato voti nella regione della Transnistria - questa è la regione separatista - e ci sono molte prove del fatto che le persone sono state organizzate, trasportate e che sono state pagate per i voti", ha detto.

Il 15 novembre i due candidati Maia Sandu e Igon Dodon andranno al ballottaggio. Renato Usatii, un businessman moldavo e politico filo russo, che si è presentato alle presidenziali, ha già promesso di sostenere Sandu al secondo turno. Nel voto di domenica è arrivato al 17 percento.

La Moldavia è un Paese di 3,5 milioni di persone, stretto tra Romania e Ucraina e - come gran parte dell'Europa orientale e dei Balcani - con due sfere d'influenza, Bruxelles da un lato e Mosca dall'altro.
Un minuscolo territorio, racchiuso fra Unione Europea e Ucraina, con al suo lato la Transnistria uno Stato indipendente di fatto non riconosciuto dai Paesi membri dell'Onu, essendo considerato parte del territorio moldavo.

Due visioni opposte al ballottaggio

Sandu e Dodon hanno idee molto diverse sul futuro della Moldavia e su chi dovrebbero essere i suoi alleati.

Il consenso di Dodon arriva soprattutto dalla minoranza moldava di lingua russa, oltre che dai nazionalisti moldavi, ed è vicino a Mosca.

Sandu attira moldavi più liberali, di orientamento occidentale, che parlano rumeno e vorrebbero che il Paese entrasse a far parte dell'Unione Europea.

Sandu è anche popolare tra 1,2 e 2 milioni di moldavi che vivono all'estero, molti dei quali lavorano nei diversi Paesi dell'Unione europea, emigrati a causa della mancanza di prospettive: un massiccio 81% degli elettori d'oltremare nel 2018 ha votato per Sandu.

Questa volta, dicono gli analisti, le elezioni in Moldavia sono pesantemente condizionate dal Covid-19 e dalle devastanti ricadute economiche delle misure volte a limitare la pandemia.

Secondo Radu Magdin, CEO della Smartlink Communications di Bucarest, "la campagna elettorale è simile a quella sostenuta da Bill Clinton negli anni '90, che può sintetizzarsi nell'idea che a tutto ruota attorno all'economia. Covid-19 è stato "una svolta", ha detto Magdin, "perché quello che ha pesato in campagna elettorale è la preoccupazione per le conseguenze economiche del virus".

E quando si tratta di economia, la maggior parte dei moldavi vede le migliori prospettive con l'Europa piuttosto che con la Russia e la sua Unione economica eurasiatica. Da quando la Moldavia ha firmato un accordo di associazione con l'Ue nel 2014, il 70% delle esportazioni moldave sono andate verso i mercati europei.

Con Mosca o con Bruxelles?

La politica moldava è divisa nei due poli di influenza, la Mosca e Bruxelles.
Per almeno due decenni governata dal partito comunista e poi da coalizioni di partiti filoeuropei fino al 2019, è stata guidata in tre occasioni dall'oligarca Vladimir Plahotniuc.

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Nel 2019 Plahotniuc è stato accusato di corruzione, estromesso dal potere e fuggito dalla Moldavia. Nel vuoto politico che si è venuto a creare, la Moldavia è stata governata da una grande coalizione che comprendeva sia Dodon che Sandu.

Ma quella coalizione ha avuto vita breve: Dodon e il suo partito si sono ritirati, governando a fianco dei resti del Partito democratico di Plahotniuc (PDM) dall'ottobre 2019.

L'ombra di Plahotniuc aleggia ancora sulla politica moldava, anche se l'oligarca è attualmente negli Stati Uniti e cerca di evitare l'estradizione con l'accusa di frode. Gli alleati e gli amici di Plahotniuc in Moldavia rimangono una forza politica importante.

E i confronti con la Bielorussia?

Per alcuni dei suoi avversari, Dodon è paragonato ad Alexander Lukashenko, sulla cui vittoria alle recenti elezioni in Bielorussia pesa l'ombra di massicci brogli elettorali e la successiva repressione delle proteste popolari.

Come monito a Dodon, Sandu ha fatto cenno alla Bielorussia in un'intervista rilasciata a Euronews all'inizio di questo mese, sostenendo che le settimane di protesta che hanno seguito la vittoria di Lukashenko hanno rivelato ancora una volta la "frode nei confronti della volontà popolare".

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Ma la Bielorussia è presa ad esempio anche da Dodon e dai suoi sostenitori, che hanno denunciato le interferenze degli Stati Uniti e dell'Ue, pronti a servirsi dell'opposizione e delle proteste di piazza. Votare per Dodon, dicono i suoi supporter, garantirà che queste influenze esterne - tra cui, naturalmente, il perenne spauracchio del miliardario George Soros - falliranno nei loro sforzi di cooptare la Moldavia all'Occidente.

Che dire sulle fake news?

La scena mediatica moldava è dominata dalla stampa filo-russa, che sostiene principalmente Dodon. Ma, come in altri Paesi, sono i social media a influenzare il consenso.

Nel 2016, Sandu era stata presa di mira per un presunto accordo, rivelatosi infondato, con Angela Merkel per permettere a migliaia di migranti di entrare in Moldavia.
Quest'anno, si è diffusa la voce che sia in combutta con George Soros.

Andrew Wilson, senior policy fellow del Consiglio europeo per le relazioni estere, ha scritto questo mese che il partito di Dodon ha "copiato le tattiche ufficiali del Cremlino" e "sviluppato un complesso ecosistema di troll e di false notizie".

Risorse addizionali per questo articolo • Tass

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