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Scontro Usa-Ue: l'assalto di Trump e Musk all'Europa, alleanza atlantica a rischio?

Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump.
Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump. Diritti d'autore  Copyright 2025 The Associated Press. All rights reserved
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Di Maria Tadeo
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Una settimana di attacchi politici da parte dell'amministrazione Trump e di Elon Musk sta mettendo in crisi l'alleanza Ue-Usa. La nuova strategia di sicurezza nazionale di Washington chiede all'Europa di "invertire la rotta" o rischia la "cancellazione della civiltà". Gli Usa sono ancora un alleato?

Non è una batosta, è un pestaggio. È così che un diplomatico europeo ha descritto una settimana di martellamento politico dell'amministrazione Trump diretto all'Unione europea.

In primo luogo, una strategia di sicurezza nazionale del governo statunitense ha avvertito che il blocco deve invertire la rotta su una serie di questioni o rischiare la "cancellazione della civiltà".

Dalla posizione internazionale dell'Europa a questioni interne del tutto sovrane come la migrazione e la regolamentazione, l'establishment di Trump si è scagliato contro l'Ue più che mai.

La domanda che gli europei si pongono ora è se gli Stati Uniti rimangano un vero alleato.

Gli Stati Uniti sono ancora alleati affidabili?

La campagna è diventata globale quando Elon Musk, l'uomo più ricco del mondo e proprietario della piattaforma di social media X, precedentemente nota come Twitter, si è scagliato contro i funzionari europei per la multa ricevuta dalla sua azienda per violazione delle regole digitali.

Musk ha chiesto che l'Ue sia abolita. Definendo i suoi leader "commissari", Musk ha dichiarato su X che il blocco non è più una democrazia.

Nei commenti rilasciati ai giornalisti lunedì, il presidente Donald Trump ha fatto poi eco a queste osservazioni, affermando che la multa della Commissione "è stata cattiva" e che l'Europa "sta andando in una brutta direzione".

Un diplomatico europeo ha dichiarato a Euronews che i commenti provenienti dagli Stati Uniti sembrano più un'ingerenza nella politica interna che una questione di sicurezza nazionale.

Un secondo diplomatico ha sostenuto che la multa di 120 milioni di euro contro Musk, molto inferiore alla media delle sanzioni imposte alle Big Tech per la violazione di norme simili, viene sfruttata a fini politici.

A titolo di confronto, all'inizio di quest'anno la Commissione ha inflitto a Google una multa di 2,95 miliardi di euro per violazione delle norme antitrust dell'Ue.

Il problema, ha detto il diplomatico, non è la multa, ma il principio che la sottende.

L'Ue sta camminando su una linea sottile. Da un lato c'è la necessità di tenere impegnati gli Stati Uniti in un momento delicato per il blocco e con il futuro dell'Ucraina in gioco, dall'altro c'è il diritto sovrano dell'Ue di stabilire le proprie regole ed eseguire le proprie politiche.

Rendere l'Europa di nuovo grande

In definitiva, le due parti hanno una visione del mondo sempre più divergente.

Mentre l'Ue si considera campione del multilateralismo, del commercio basato sulle regole e del diritto internazionale, Trump ha sempre spinto per l'America First.

Nel suo secondo mandato, il presidente ha fatto un ulteriore passo avanti in questa agenda, cercando di rimodellare le relazioni globali attraverso dazi, relazioni bilaterali piuttosto che multilaterali e un ritorno alla politica delle grandi potenze.

Gli Stati Uniti sostengono che, sebbene l'Europa rimanga strategicamente importante per gli interessi di Washington e un alleato naturale, si possa rimanere in buoni rapporti solo se l'Ue cambia, eliminando i regolamenti sovranazionali e tornando alla sua identità di base.

Come ama ripetere l'amministrazione Trump: "L'Europa deve restare Europa".

Per cambiare la rotta del continente, la nuova strategia di sicurezza nazionale della Casa Bianca parla di relazioni con i "partiti patriottici" europei, quello che da noi vengono definiti sovranisti.

Il documento non ha precisato di quali partiti si tratti, ma è opinione diffusa che la strategia si riferisca ai partiti conservatori che si oppongono a quelli che definiscono "funzionari non eletti" a Bruxelles.

Per Trump, il primo ministro ungherese Viktor Orbán è un alleato naturale. Lo è anche l'italiana Giorgia Meloni, che sostiene la necessità di preservare l'unità dell'Occidente. Ma ci sono differenze sfumate tra i due premier.

Mentre il personaggio di Orbán è costruito sulla resistenza diretta a Bruxelles, Meloni ha seguito un approccio a doppio binario, lavorando a stretto contatto con le istituzioni dell'Ue e mantenendo il suo profilo discorsivo in patria e all'estero.

Le questioni interne europee restano nell'UE

Ma rendere l'Europa di nuovo grande comporta dei vincoli per gli europei e questo non sfugge ai leader del continente.

Il Presidente del Consiglio europeo, António Costa, che guida il gruppo dei 27 leader, ha respinto la strategia di sicurezza nazionale nei termini più forti di qualsiasi altro funzionario dell'Ue, affermando che gli alleati non interferiscono nei processi democratici interni degli altri.

Il cancelliere tedesco Friedrich Merz si è aggiunto a questa opposizione, affermando che la democrazia in Europa non ha bisogno di essere salvata e che le questioni interne dovrebbero essere gestite dagli europei. Ha inoltre affermato che alcuni dei punti sollevati dagli Stati Uniti nel documento sono "inaccettabili".

Kaja Kallas, che dirige il servizio di azione esterna dell'UE ed è stata primo ministro dell'Estonia, ha dichiarato a Euronews nel fine settimana che le questioni interne sono gestite dagli europei, mentre "le minacce dalla Russia all'Iran richiedono la cooperazione tra i due Paesi".

Il suo predecessore, Josep Borrell, noto per il suo linguaggio schietto, si è spinto oltre suggerendo che gli Stati Uniti chiedono la disgregazione dell'Ue come unione, dividendo i Paesi in singole entità e promuovendo partiti ideologicamente allineati.

Secondo Borrell la Casa Bianca vuole vedere una "Europa bianca divisa in nazioni" subordinata alle esigenze esterne degli Stati Uniti. Nei commenti pubblicati martedì sui social media, l'ex Alto rappresentante della politica estera Ue ha affermato che i leader europei devono ora rispondere affermando la sovranità dell'Europa e "smettere di fingere che il presidente Trump non sia un nostro avversario".

Interessi contrastanti, approcci diversi

Ma a complicare l'approccio degli Stati Uniti si aggiunge la cacofonia che emerge dal blocco.

Sebbene la maggior parte sia irritata dai toni dell'amministrazione Trump, non c'è ancora segno di una risposta unitaria. La presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, non ha commentato il documento sulla sicurezza nazionale degli Stati Uniti né la multa di Musk.

Per la maggior parte, la Commissione ha scelto di stemperare le tensioni per stabilizzare le relazioni con Washington in un momento complesso per le relazioni internazionali.

Questo pensiero, unito alle preoccupazioni per l'impatto economico che un'escalation diplomatica potrebbe avere, ha portato sia la Commissione che gli Stati membri ad accettare un accordo commerciale sbilanciato durante l'estate, che ha visto le tariffe commerciali statunitensi sulle esportazioni dell'Ue triplicate al 15 per cento, mentre i dazi sono stati tagliati sulla maggior parte dei beni industriali statunitensi.

I critici l'hanno definita un'umiliazione, mentre organismi internazionali come il Fondo Monetario Internazionale hanno lodato l'Ue per avere fatto una scelta responsabile.

All'epoca, i funzionari della Commissione sostenevano che, con l'Ucraina che pesava sui pensieri di tutti, l'accordo era semplicemente un prezzo da pagare per mantenere Washington impegnata nella difesa di Kiev.

La scelta, tuttavia, non si è tradotta in un ruolo più ampio al tavolo negoziale di Trump con Mosca e Kiev. Gli Stati Uniti hanno anche insinuato più volte che l'Europa ha aspettative "irrealistiche" sulla guerra.

Nel frattempo, la destra dura europea resiste ad attaccare pubblicamente l'amministrazione Trump sulla base del fatto che condividono delle affinità ideologiche. Per l'Ue, la risposta potrebbe risiedere nell'assunzione di maggiori responsabilità in aree critiche.

Parlando con Euronews, il commissario alla Difesa Andrius Kubilius ha detto che l'Europa deve percorrere la propria strada, piuttosto che limitarsi a reagire agli eventi.

"Dobbiamo essere più indipendenti sia nelle nostre capacità di difesa che nella nostra posizione geopolitica", ha aggiunto Kubilius.

"Dobbiamo forse superare le nostre (esitazioni) mentali che di solito ci portano ad aspettare che questi piani vengano da Washington".

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