Porto di Trieste alla tedesca Hhla, Cina beffata: "Ma la geopolitica non c'entra"

Porto di Trieste alla tedesca Hhla, Cina beffata: "Ma la geopolitica non c'entra"
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Di Sergio Cantone
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Il presidente del porto, Zeno D'Agostino, smorza le implicazioni geopolitiche dell'affare: "Stiamo parlando di trasporti, anche se la legge italiana sul golden power in effetti è più restrittiva per la Cina"

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Sospiro di sollievo europeo. La Società de Porto di Amburgo scalza China Merchant nella gara di accquzisizione del piattaoforma logistica del porto di Trieste. I tedeschi controlleranno il 50,1% il resto rimarrà sotto controllo italiano.

Trieste è un nodo strategico per le forniture di materie prime ed energia a tutta l'Europa centrale. Per questo la Cina considerà la città il capolinea della via della seta marittima.

"Stiamo parlando di un accordo tra privati - dice Zeno D'Agostino, presidente dell'autorità del porto di Trieste - che in futuro proporranno un'ipotesi di crescita dell'attuale piattaforma, presumibilmente con la costruzione di almeno una parte del molo VIII, che è il nuovo terminal container. In futuro l'autorità portuale dovrà valutare tutte queste ipotesi. Quindi si accoglie con piacere l'operazione ma poi ci sono tutta una serie di passaggi che noi, come soggetto rappresentante lo Stato, dovremo valutare. Questo chiaramente non toglie il valore dell'operazione che è importantissimo. Il fatto che ci sia un investimento tedesco è sicuramente rilevante".

D'Agostino smorza le implicazioni geopolitiche dell'affare. "Non vorrei che si esagerasse sul ruolo geopolitico di questa operazione - sottolinea - non è un'operazione per cui l'Europa risponde alla Cina, facendo qualcosa di gradito agli americani. Si tratta di un'operazione di costruzione della piattaforma di un terminal all'interno del porto che ha una funzione fondamentalmente trasportistica. Che poi ci siano tutta una serie di polemiche legate agli aspetti geopolitici di quest'operazione è innegabile".

"La via della seta marittima - aggiunge D'Agostino - è il più grande corridoio trasportistico del globo, dal punto di vista sia delle tonnellate che delle merci e del valore. Un porto come Trieste non può rinunciare a una sfida di questo tipo. La notizia è che due soggetti europei, quindi fuori dai blocchi Usa e Cina, organizzino un nuovo terminal per le attività marittime all'interno di questo corridoio".

"Non ci vedo nulla di geopolitico - insiste il presidente dell'autorità portuale - si parla di trasporti. Il vero messaggio di questa operazione è che c'è il riconoscimento globale dell'importanza del porto di Trieste, della sua efficienza, del fatto che negli ultimi anni sia diventato un nodo logistico fondamentale per il pianeta. Da questo punto di vista i tedeschi, come i cinesi e tanti altri, sono interessati a investire nel nostro porto".

L'ingresso della società amburghese rassicura l'Unione europea e probabilmente anche gli Stati Uniti: tutti ansiosi di fare affafri con Pechino, ma con meno impegni societari possibili.

"Io non so quali sono le dinamiche per cui si è arrivati a chiudere un accordo con i tedeschi piuttosto che con i cinesi - dice D'Agostino - in Italia vige da aprile una legge sul golden power che potrebbe essere un po' più restrittiva nei confronti di un'acquisizione cinese rispetto a un'acquisizione fatta da un paese dell'Unione europea come la Germania".

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