Un suprematista bianco australiano uccise 51 musulmani in una moschea e in un centro islamico. Nessuna commemorazione a causa del coronavirus, a giugno il terrorista, un suprematista bianco, va a processo
Era esattamente un anno fa quando un giovane suprematista bianco australiano imbracciò le armi e fece strage alla moschea di Christchurch in diretta facebook. Sparò a 51 fedeli, riuniti per la preghiera del venerdì tra la moschea di Al Noor e il centro islamico di Linwood; la Nuova Zelanda sotto shock si scoprì permeabile ai mali del mondo di oggi, esattamente come gli altri Paesi.
Oggi un anno dopo quel 15 marzo, il Paese non potrà ricordare con una cerimonia collettiva a Christchurch i suoi morti a causa del coronavirus che ha spazzato via i raduni pubblici un po' ovunque nel mondo.
Le vittime verranno ricordate senza affollate riunioni. Come dimenticare d'altronde? La vita per la comunità musulmana neozelandese da quel 15 marzo non è più stata la stessa.
Ma ora c'è un nemico invisibile da sconfiggere, Megan Woods, Ministro degli alloggi della Nuova Zelanda ha parlato così della ricorrenza: "15 marzo significa proteggere le persone sia che si tratti del tipo di violenza che abbiamo visto un anno fa, sia che si tratti di metterle al sicuro da un virus che sta tormentando il mondo".
In Nuova Zelanda i casi confermati di coronavirus sono solo 6 ma il governo ha deciso di cancellare in via precauzionale la commemorazione che si sarebbe dovuta tenere in un'arena.
Nel frattempo c'è attesa per il processo aBrenton Tarrant, l'australiano islamofobo, vicino ad ambienti neofascisti, che inneggiava ad altre stragi suprematiste e che in aulasi è proclamato innocente. Si terrà a giugno e l'uomo rischia l'ergastolo.
La strage di Christchurch è stato il più grande omicidio di massa della storia neozelandese.