Londra reclama il suo mare e non vuole più i pescherecci comunitari

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Il governo di Londra intende recuperare piena sovranità sui suoi mari escludendo dal relativo patrimonio ittico i battelli di pesca dei paesi UE

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Riappropriarsi delle acque territoriali. Questo è l'obiettivo propagandato dal governo britannico mentre negozia gli scambi con l'UE in prospettiva dell'applicazione della Brexit.

La fine delle quote pesca

Attualmente, i pescatori comunitari possono pescare nelle acque degli altri stati membri nel quadro della politica comune sulla pesca. Gli organismi di categoria si sono lamentati da tempo sulla penalizzazione del Regno Unito, questo perchè le flotte pescherecce dei paesi UE incasserebbero 6 volte più catture rispetto ai pescherecci di sua maestà britannica che operano nelle acque comunitarie. Sostengono i rappresentanti dei pescatori britannici.

L'Unione vorrebbe mantenere le vecchie regole

 L'UE vuole mantenere il sistema vigente, ma Londra chiede negoziati annuali con Bruxelles per decidere chi può pescare e dove. Lo ha ribadito il segreteraio di stato alle questioni alimentari di Londra Michael Gove che tuona: "Le nostre acque di pesca sono la nostra risorsa sovrana e decideremo noi l'accesso di altri paesi alle nostre risorse e alle nostre condizioni". Il settore pesca dei mari attorno alla Gran Bretagna vale circa 1,7 miliardi di euro per l'economia del Regno Unito. Anche se sembra tanto in realtà rappresenta solo lo 0,1% del PIL britannico. Inoltre circa i tre quarti di tutto il pesce catturato viene esportato, principalmente verso altre nazioni europee.

I pescatori delle coste atlantiche francesi si preparano alla battaglia

 A Boulogne-sur-Mer, nel nord della Francia, vengono lavorate ogni anno circa 400.000 tonnellate di pesce di altri mari tipo i salmoni scozzesi. Ma adesso i pescatori francesi minacciano di boicottare i frutti di mare britannici se non possono più gettare le loro reti nelle acque attorno all'Inghilterra.  In Francia ci si fa forti sul fatto che se Londra vuole lo scontro gli inglesi perderebbero il mercato europeo e non avrebbero il permesso di vendere i loro prodotti in Francia.

La guerra del pesce non è una novità

 Eppure questi non sono i primi problemi: un anno e mezzo fa le barche da pesca francesi e britanniche si erano mutuamente speronate per la guerra delle capesante. Una dimostrazione di quanto possano collidere gli interessi sulla pesca ben prima del processo della Brexit.

Una nuova guerra dei dazi?

"In entrambi i casi, una parte perderà in questi negoziati. Le barche dell'UE potrebbero dover pescare in un'area più ridotta mentre i pescatori britannici rischiano di dover pagare dazi per l'esportazione o scontare il blocco francese. La domanda principale è quanto Londra sia disposta a combattere per un settore che rappresenta una porzione minima della suo bilancio", argomenta  l'inviato di euronews a Boulogne-sur-Mer OLIVER WHITFIELD-MIOCIC.

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