Coronavirus, una piccola industria perde un milione per ogni mese di stop

La metro di Milano nei giorni dell'epidemia di Coronavirus
La metro di Milano nei giorni dell'epidemia di Coronavirus Diritti d'autore ANDREAS SOLARO/AFP or licensors
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Di Gioia Salvatori
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Al momento, più del 50 % delle imprese dell'Associazione delle Piccole e Medie Industrie sono interessate dall'emergenza coronavirus. Chiedono ben più rispetto ai 3.6 miliardi di sforamento per fronteggiare l'emergenza.

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Il coronavirus e i danni all'economia. Questo è, dopo le morti, il secondo capitolo della tragedia del Nord. Il governo per sostenere le imprese colpite dallo stop di ogni attività ha preparato un decreto che già venerdì potrebbe andare al consiglio dei ministri. Arriverebbe con la benedizione della UE, disposta ad approvare l'uso della clausola circostanze eccezionali e concedere flessibilità. Il decreto prevede, tra l'altro, una moratoria su prestiti e utenze, ampliamento della cassa integrazione in deroga.

Si parla di 3,6 miliardi di aiuti. Troppo poco secondo Confindustria ma anche secondo i piccoli imprenditori. "Questa può essere una prima misura tampone ma servono misure continuative, altrimente non serve a nulla", indica Stefano Valvason, direttore generale dell’A.P.I. (Associazione delle Piccole e Medie Industrie). L'ipotesi? "Almeno il doppio, ma l'idea è: aggiorniamoci strada facendo".

L'API ha avviato un sondaggio tra gli iscritti, ovvero 2mila imprese manifatturiere che danno da lavorare a 41mila persone.

Al momento, più del 50 % sono interessate dall'emergenza coronavirus, 100 lavoratori sono già in cassa integrazione

"Se lo stop dura un mese la perdita è di un milione di fatturato", ha detto un socio.

Confindustria: i 3.6 miliardi di sforamento non bastano

Gli imprenditori chiedono liquidità e l'estensione delle misure alla zona gialla. Anche da Bruxelles si aspettano molto. "Paradossalmente il rigore dei protocolli sanitari si sta ripercuotendo contro l'Italia per atteggiamenti speculativi contro le nostre merci", aggiunge Valvason. "Ci aspettiamo a livello europeo una presa di posizione forte perché quello che è successo all'Italia sarebbe potuto succedere a ogni Paese dell'UE".

Gli speculatori non sono meglio specificati. Le imprese che soffrono di più al nord sono quelle di meccanica perché manca l'import dalla Cina e le imprese di micromeccanica che non possono esportare.

Sulla stessa linea di Valvason anche il presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia. "Non bastano i 3,6 miliardi di sforamento, né basta una operazione sicuramente positiva di flessibilità, serve un'operazione straordinaria e choc nel mondo dell'economia", ha detto a Radio 24. "Bisogna partire da alcune priorità, lo sblocco delle infrastrutture italiane ed europee e la questione credito. Occorre agire in chiave straordinaria".

Il PIL in peggioramento nel terzo trimestre

Nelle stime di produzione per il primo bimestre del 2020, l'effetto Covid-19 è ancora modesto ma le prospettive sono in netto peggioramento, in particolare nel secondo trimestre. Lo si legge nell'indagine rapida sulla produzione industriale del Centro studi Confindustria spiegando che nel secondo trimestre si faranno sentire sull'industria gli effetti della caduta della domanda nel terziario.

In un'economia già debole prima dell'emergenza sanitaria, il Pil è atteso in calo già nel primo trimestre e vi sono elevate probabilità di una caduta più forte nel secondo.

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