Francia: "Il Beaujolais Nouveau è arrivato" e teme i dazi

Si riconosce a naso per i sentori di frutta -mora, lampone, ribes - profumi che sono il biglietto da visita del Beaujolais Nouveau. Il vino francese, poco strutturato e fresco al palato, ottenuto da macerazione carbonica totale, esporta in più di 110 Paesi al mondo, ma la guerra dei dazi preoccupa i produttori.
"Il Giappone ha abbassato le tasse sulle importazioni, ma questo non significa che stiano comprando più vino - precisa Dominique Piron, enologo e presidente dell'associazione dei viticoltori di Beaujolais - dal canto suo, la Cina importa molto vino da Cile e Australia con accordi tax free tra governi - questa è concorrenza sleale.
La famiglia Chasselay ha deciso di tornare alle origini della viticoltura: su piccola scala, senza pesticidi, e focalizzata sulla produzione di vino per i consumatori locali. Le uve del loro Beaujolais Nouveau sono state raccolte a mano solo poche settimane fa. L'azienda Chasseley è una delle tante realtà che ha contribuito alla definizione del Beaujolais come il più sensuale dei vigneti, esteso nel complesso su oltre 17.000 ettari, posizionati da Mâcon, a nord, a Lione, a sud.
Come ogni anno, il terzo giovedì di novembre finisce il processo di vinificazione e viene ufficialmente autorizzato il commercio del novello francese. Quasi la metà della produzione, 26 milioni di bottiglie all'anno, è venduta all'estero, ma le tasse americane sull'import così come la concorrenza dei prezzi al ribasso sono diventati un problema serio.
"Oggi, se vuoi davvero guadagnarti da vivere, devi smettere di vendere il vino sottoprezzo - dice Claire Chasselay, produttrice - dobbiamo vendere al prezzo giusto: un prezzo che generi un salario per il viticoltore ma anche per il commerciante di vino e il ristoratore. Il giusto prezzo".
Giovedì verrà ripetuta la frase di rito: Il Beaujolais è arrivato e, al netto dei problemi, sarà festa come ogni anno, a prescindere da dazi, Brexit ed export minacciato da mercati sempre più turbolenti.