Gilet gialli al bivio dopo un anno di proteste

Gilet gialli al bivio dopo un anno di proteste
Di Giulia Avataneo
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Abbiamo passato una giornata con i gilet gialli di Lione, per capire come il movimento si è trasformato in un anno

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Comincia da Givors, all'estremità sud della città, la giornata dei gilet gialli di Lione. Non è un sabato come gli altri. Perchè il movimento che contesta il caro vita e le politiche del presidente, Emmanuel Macron, è nato esattamente un anno fa e ha mobilitato per 53 settimane i francesi con alterne fortune.

"Il numero di partecipanti crescerà man mano che andiamo avanti", dice fiducioso uno studente di 24 anni.

Con lui, fin dal primo giorno, c'è sua madre Sophie, scesa in piazza quando il governo ha aumentato il prezzo della benzina. Di settimana in settimana, le contestazioni si sono fatte più accese. Di fianco alle famiglie sono comparsi manifestanti a volto coperto, che hanno messo le città a ferro e fuoco. Una deriva che ha allontanato molte persone dai gilet gialli. Anche se chi rimane non si perde d'animo.

Slogan e caffè

"Vogliamo dei referendum di iniziativa popolare - dice una donna - Eleggiamo i nostri rappresentanti, ma poi una volta arrivati al governo per cinque annii fanno quello che vogliono. non abbiamo più nessuna voce in capitolo. E vogliamo più giustizia sociale". 

Si protesta ma è anche un'occasione per ritrovare facce conosciute. "Non ci eravamo mai viste prima di questa storia dei gilet gialli. E adesso...guardate che solidarietà", aggiunge l'intervistata, prima di schioccare un bacio a un'altra manifestante, che per tutta risposta dice: "Bè...anche la nostra è una grande famiglia". Intorno a una rotonda di Lione, i dimostranti si sono organizzati con thermos e caffè, per resistere tutto il giorno ma anche per raccogliere qualche euro e coprire le spese del picchetto". 

Sopravvivere con 300 euro al mese

Come in ogni gruppo, c'è chi arriva e chi se ne va. E le situazioni cambiano. Sophie, per esempio, in un anno è scivolata ancor di più nella precarietà. Racconta la sua storia di dipendente statale costretta a tornare nella casa dei nonni, con il figlio ventenne.

"Sono ben al di sotto della soglia di povertà, visto che non arrivo a trecento euro al mese. Una volta facevo la spesa e ho visto che la gente aveva il carrello pieno. In un giorno avevano speso quello che io guadagno in un mese. Mi sono messa in un angolo a piangere. Mi vergogno, di aver lavorato per lo stato e dover tirare avanti adesso con meno di 300 euro".

Cosa fare da grandi

Difficoltà che si incrociano, si sommano nella Francia di oggi - e non solo qui. Riconoscersi in un movimento può servire per rompere l'isolamento, oppure - nel caso dei gilet gialli - ad acuire ancora di più le differenze tra centro e periferia. 

Nonostante i tanti interventi della Polizia e una certa stanchezza, i gilet gialli vogliono dimostrare di avere qualcosa da dire. Ma sono a un bivio e devono trovare la loro strade. Se sperano di trovarsi ancora qui fra un anno.

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