Il Perù sull'orlo di una crisi di nervi

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Di Alberto De Filippis
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Gravissima crisi costituzionale nel paese. Scontro fra parlamento e presidente

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Il Perù in una crisi istituzionale senza precedenti. Lunedì sera il parlamento, dove l'opposizione pro Fujimori ha la maggioranza, si preparava a votare una mozione di sfiducia contro il presidente Martin Vizcarra che decide di sciogliere l'assemblea. Per tutta risposta l'aula considera decaduto il presidente. Il vero leader dell'opposizione, il vecchio Alberto Fujimori, è ancora agli arresti e i figli non sono stati in grado di capitalizzare il peso elettorale del padre. Soprattutto la figlia Keiko è agli arresti per corruzione.

Dal canto suo Vizcarra, in una drammatica allocuzione sulla tv di Stato, ha annunciato lo scioglimento dell'assemblea, una primizia dal 1992, e la convocazione di elezioni legislative anticipate il prossimo 26 gennaio. Da destra a sinistra la classe politica peruviana, come in diversi altri paesi dell'area, è screditata. La gente ha sfilato in strada per celebrare la decisione del presidente, ma non è nemmeno detto che quelle proteste poi, nelle urne, si trasformino in voti per il partito del presidente.

Il parlamento dissolto da Vizcarra ha nominato presidente ad interim la signora Mercedes Araoz e inabilitato lo stesso Vizcarra per temporanea incapacità d'intendere e di volere. Vizcarra ha rifiutato di lasciare il palazzo presidenziale e ha nominato un nuovo consiglio dei ministri per svolgere gli affari correnti e portare il paese a elezioni. Adesso la grande incognita restano i militari. Ci si chiede a chi saranno fedeli le forze armate e fosche nubi cominciano a stagliarsi all'orizzonte.

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