Scese in piazza anche famiglie normali. Chiedono le dimissioni della governatrice e l'elezione diretta
Un altro weekend di proteste ad Hong Kong. La mobilitazione, iniziata a giugno, contro la legge di estradizione verso la Cina non si ferma. Anche se la legge è stata bloccata i manifestanti vogliono di più: le dimissioni della governatrice e l'elezione diretta del loro rappresentante che ora viene nominato dalla Cina.
Sabato mattina sono scese in piazza anche famiglie normali preoccupate dall'ondata di arresti seguiti alle manifestazioni.
"La governatrice Carrie Lam ha detto che il disegno di legge di estradizione ha raggiunto la fine della sua vita - dice un manifestante a volto coperto - Bene, ma ritirato, quella parola, non la dirà. Oggi sono già passati due mesi. Non una sola volta la direbbe. Online ho visto che nell'indice del Consiglio legislativo esiste ancora il trattato di estradizione. per questo continuiamo a protestare".
I manifestanti si sono riuniti per il secondo giorno anche all'aeroporto di Hong Kong per sensibilizzare gli stranieri sulla protesta.
La governatrice Carrie Lam dice che la mobilitazione sta danneggiando l'economia del distretto e non ha intenzione di fare nessun'altra concessione.