Carola libera, Salvini attacca

Il ritorno alla libertà di Carola Rackete, comandante della Sea Watch 3, è stato accolto come una vittoria dai sostenitori della giovane tedesca e della sua Ong, negli ultimi giorni diventati il "nemico numero uno" del ministro leghista Matteo Salvini. "Sono felice, quasi non riesco a crederci. Lei mi ha dato il coraggio di continuare a lottare per degli ideali, ideali che sono i nostri, Carola è una di noi", dice un ragazzo.
Oltre a non convalidare l'arresto senza disporre alcuna misura restrittiva, la Gip di Agrigento Alessandra Vella ha di fatto smontato l'accusa, stabilendo che il recente decreto legge Sicurezza bis, che si riferisce all'attività degli scafisti, non sia applicabile alle azioni di salvataggio quale quella compiuta dalla Sea Watch. Per la giudice la decisione di dirigersi su Lampedusa era giustificata dall'impossibilità di puntare sulla Libia, che non è un porto sicuro.
Immediata la reazione del ministro dell'Interno, che torna ad attaccare "i magistrati", prima con un tweet, e poi con una dichiarazione con la quale si è rivolto personalmente al giudice: "Pessimo segnale signor giudice. Se qualche giudice vuole fare politica si toglie la toga si candida in parlamento con la sinistra e cambia le leggi che non gli piacciono".
A Salvini, ma anche ad altri ha risposto un portavoce della Ong che sostiene la missione umanitaria. "La responsabilità più grande di questa situazione è soprattutto di Matteo Salvini, che ha chiuso i porti. Ma ugualmente vanno criticati il governo tedesco e quelli di tutti gli altri paesi europei, che per due settimane hanno evitato di assumersi una responsabilità".
La vicenda della Sea Watch si è trasformata in una querelle mediatica. Il confronto sulla sorte dei 45 naufraghi a bordo della nave olandese ha oscurato l'arrivo a Lampedusa, negli stessi giorni, di decine di migranti, giunti a bordo di piccole imbarcazioni.