In pole position per la successione, il falco brexiter ed ex ministro degli Esteri Boris Johnson
Alla fine, per Theresa May l'ultimo giorno è arrivato: questo venerdì segna il punto d'arrivo del suo travagliato percorso da premier e guida dei conservatori. Dopo i tortuosi negoziati con Bruxelles e la successiva odissea parlamentare; dopo gli sforzi per tenere insieme un partito che - attorno al tema della brexit - s'è andato sfaldando sempre piu tra falchi e colombe, alla premier uscente toccherà venire ricordata per aver portato i tories al minimo storico dei consensi.
May rimarrà formalmente in carica fino al 22 luglio, a soli tre mesi dalla data prevista per Brexit, quando il nuovo premier e leader del partito sarà annunciato. Ma a chiunque sarà a ricoprire la carica di Primo Ministro e quali che saranno i suoi piani, lo speaker della Camera dei Comuni, John Bercow, ha preventivamente ricordato che avra comunque bisogno del via libera del Parlamento. "La Camera - ha detto - non verrà sciolta nella fase centrale del processo decisionale su Brexit. Questo semplicemente non accadrà. E' talmente ovvio che quasi non ci sarebbe bisogno di dirlo, ma comunque preferisco farlo ugualmente".
I pretendenti alla successione
Non meno di undici candidati, al momento, puntano a insediarsi al numero 10 di Downing Street. In pole position, secondo la maggior parte degli analisti, c'è Boris Johnson, ex ministro degli Esteri ed ex sindaco di Londra, nonché falco pro-brexiter per eccellenza. Johnson è molto popolare tra la base del partito ma - per via dei suoi frequenti voltafaccia - non gode di altrettante simpatie tra i deputati conservatori.
A breve distanza c'è poi Michael Gove, attuale segretario all'ambiente, considerato da molti l'"anti-Johnson", che proprio per questo potrebbe raccogliere le preferenze degli altri candidati, man mano che le votazioni andranno avanti.
All'ultimo scalino del podio, secondo i sondaggi, si trova invece Dominic Raab, ex segretario alla Brexit: ma a minarne la credibilità c'è la sua nomea di brexiter radicale, che rischierebbe di portare il Regno Unito a un divorzio senza accordo.
Qualche possibilità potrebbe averla anche l'attuale ministro degli esteri Jeremy Hunt, mentre le speranze sono al lumcino perSajid Javid, famoso per la sua opposizione a oltranza rispetto all'immigrazione in Regno Unito.