Lo sconfitto Prabowo muove l'islam più radicale contro il vincitore Widodo, presidente uscente, che esprime l'ala più moderata
Giacarta a ferro e fuoco per un'altra notte di scontri, la seconda, dopo l'annuncio dei risultati delle elezioni del 17 aprile, che hanno visto trionfare il presidente uscente Joko Widodo con il 55,5% dei voti.
I sostenitori del suo rivale, l'ex generale Prabowo Subianto, martedì hanno dato il via a manifestazioni che sono degenerate in un confonto violento con i poliziotti. Risultato: otto morti e più di 730 feriti.
Fra i 300 arrestati, ha fatto sapere la polizia, c'erano persone che avevano in tasca buste con del denaro. Questo porterebbe a pensare, ha detto il portavoce Muhamad Iqbal, che i moti non siano del tutto spontanei.
Il Presidente rieletto, in conferenza stampa, ha dichiarato: "Le forze di sicurezza non hanno scelta, devono essere ferme per garantire il rispetto della legge. Ogni tentativo di sovvertire la sicurezza e la democrazia non sarà tollerato".
Prabowo Subianto non ha intenzione di accettare la sconfitta, denuncia brogli elettorali e annuncia il ricorso alla Corte costituzionale, nonostante il risultato sia stato confermato dalla Commissione elettorale e gli osservatori internazionali indipendenti non abbiano rilevato irregolarità. Anche nel 2014 fu sconfitto da Widodo e si appellò ai giudici, che tuttavia respinsero la richiesta.
Più volte Prabowo, sostenuto da formazioni politiche islamiste, è stato in grado di mobilitare numerosi manifestanti. A Widodo, sostenuto dall'Islam moderato e dalle minoranze religiose, era stato contestato di andare contro l'ortodossia degli ulema.