Sudan, l'esercito cerca il confronto con la piazza

Sudan, l'esercito cerca il confronto con la piazza
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Di Giulia Avataneo

Terzo cambio al governo del Sudan in pochi giorni. Il presidente del Consiglio militare promette di "sradicare il regime". Ma i sudanesi non vogliono l'esercito al potere

I sudanesi vogliono portare a termine la loro rivoluzione, dopo il colpo di stato militare che ha rovesciato il regime al-Bashir. Ma l'epilogo, per le decine di migliaia di persone che continuano a protestare a Khartoum e in tutto il Paese, deve essere un governo civile.

Dopo quattro mesi di mobilitazione, i partiti di opposizione e le associazioni professionali che hanno animato un movimento di massa senza precedenti hanno incontrato il consiglio di generali che ha assunto, ad interim, il controllo del Paese.

Dalla loro, hanno già due importanti risultati: le dimissioni del leader del golpe, il vice di al-Bashir, il generale Ibn Auf, coinvolto nei crimini di guerra in Darfur, e quelle del capo dell'intelligence, che aveva guidato la repressione violenta delle proteste di piazza.

La giunta militare: "sradicheremo il regime"

Dalla giunta militare arriva ora l'apertura: non vogliamo tenere il potere - dice l'esercito - al termine della transizione questo passerà in mani civili. I sudanesi vogliono che questo avvenga subito.

"Sradicheremo il regime", ha assicurato il nuovo presidente ad interim, il generale Abdel Fattah Abdelrahman Burhan, annunciando l'azzeramento dei governi locali, fedeli ad al-Bashir, la revoca del coprifuoco e il rilascio dei prigionieri politici.

La giunta militare vuole "mantenere la pace, l'ordine e la sicurezza" per un periodo di transizione, "della durata massima di due anni".

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