Ancora un rogo nella nuova tendopoli di San Ferdinando: un morto

Si chiamava Sylla Noumo,aveva 32 anni, ed era originario del Senegal, il migrante morto carbonizzato nel rogo scoppiato nella nuova tendopoli di San Ferdinando, in Calabria. Syla era stato trasferito nella nuova struttura a seguito dell'abbattimento della baraccopoli avvenuta poche settimane fa. L'incendio, secondo una prima ricostruzione, si è sviluppato in un angolo della tenda da sei posti, dove erano posizionati alcuni cavi elettrici. Sulla causa al momento il procuratore di Palmi, Sferlazza, non esclude alcuna ipotesi.
Si tratta del quarto migrante morto per un incendio alla tendopoli calabrese. Prima di lui era toccato, il 16 febbraio scorso, ad un ventinovenne senegalese, Moussa Ba. In seguito a questo espisodio il ministro dell'Interno Salvini annuncò l'imminente abbattimento della vecchia tendopoli, in cui avevano vissuto fino a tremila migranti, in gran parte braccianti sfruttati nella raccolta delle arance.
Il ministro, che nell'immediatezza dell'operazione aveva espresso profonda soddisfazione, si dice "addolorato per la morte di una persona a San Ferdinando: se fosse successo nella baraccopoli abusiva il bilancio poteva essere ben più pesante".
Ma proprio l'amplificazione mediatica dello sgombero vale a Salvini le critiche dell'opposizione di sinistra. Secondo Andrea Maestri di "Possibile" quella di San Ferdinando "è l'ennesima tragedia di una catena che sembra essere infinita, a causa della mancanza di una volontà politica sul contrasto al caporalato, che è il vero nodo del problema".