Una storia, quella tra il Presidente degli Stati Uniti Donald Trump e il leader Nordcoreano Kim Jong Un fatta di forti contrasti e tiepide aperture. Poi, il dialogo. Euronews ha chiesto il parere di un esperto.
Una storia, quella tra il Presidente degli Stati Uniti Donald Trump e il leader Nordcoreano Kim Jong Un fatta di forti contrasti e tiepide aperture. Poi, prima del vertice di Singapore dello scorso anno, una lettera, firmata Trump, dove si legge: "sappiamo della vostra capacità nucleare, ma la nostra è maggiore e prego Dio di non doverla mai usare". Poteva sembrare una minaccia, ma da allora tra i due è iniziato il dialogo.
Tong Zhao del Centro Carnegie Tsinghua per le politiche globali di Pechino.
"Ciò che davvero importa agli USA è una cosa soltanto; e cioè la denuclearizzazione della Corea del Nord, ma io non credo che sia davvero intenzionata a limitare le sue capacità militari e nucleari. Potrebbe pero' essere aperta quanto meno a raffreddarsi un po' a calmarsi non espandendosi troppo. Per la Corea del Nord la priorità massima invece è quella di vedere rimosse le sanzioni".
Fondamentalmente Kim è un uomo solo. La sua unica paura è che senza quei test nucleari possa fare la fine di altri dittatori finiti male che al nucleare avevano rinunciato. Ed è probabilmente per questo che ad una completa denuclearizzazione della Corea del Nord, richieda una sorta di "assicurazione sulla vita". Alla finestra c'è anche la Cina
**Tong Zhao del Centro Carnegie Tsinghua per le politiche globali di Pechino.
"**Certamente la Cina un po' teme che le relazioni tra USA e Corea del Nord possano andare troppo oltre, che la Corea del Nord possa essere troppo assorbita poi dal rapporto con gli USA ndr). Ma piu' di tutto, per questo secondo summit, la Cina vorrebbe dei buoni risultati. Vuole che siano fatti dei progressi concreti sulla denuclearizzazione e che possibilmente vengano tolte le sanzioni comminate dagli USA".
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