Brexit, Johnson sposa la linea dura: "Se mostriamo fermezza, Bruxelles cederà"

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Di Euronews
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Mentre il governo lavora al piano B da presentare lunedì in Parlamento, l'ex sindaco di Londra suggerisce alla premier Theresa May di usare una linea intransigente con la Ue: "So come lavorano a Bruxelles, è negli ultimi giorni che arrivano le concessioni maggiori"

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Una calma apparente regna a Downing Street, dove i ministri lavorano a stretto contatto con Theresa May per trovare un accordo alternativo sulla Brexit.

La premier, che venerdì ha avuto un nuovo colloquio telefonico con il presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker, lunedì dovrà presentare il suo piano B in Parlamento.

Brexit: May, dopo la fiducia quali scenari

Secondo Boris Johnson, una delle voci più critiche tra i conservatori, una linea più intransigente darebbe i suoi frutti nella trattativa con Bruxelles.

"Al di là di quello che dicono, penso che saranno più flessibili - ha detto l'ex sindaco di Londra -. Conosco il modo in cui lavora l'Unione europea e vi posso garantire che è nelle ultime settimane, e negli ultimi giorni, che vengono fatte le concessioni maggiori. La loro economia è in difficoltà, e con un surplus commerciale di 95 miliardi di sterline nei confronti del Regno Unito, penso sia nel loro interesse ascoltarci.

Brexit: il piano B di May al voto il 29 gennaio

Intanto l'ex leader dello Ukip, Nigel Farage, ha annunciato la sua intenzione di candidarsi alle prossime elezioni europee, se il Regno Unito non dovesse lasciare l'Unione prima di maggio.

"Chi sono davvero i nemici della Brexit? - ha chiesto Farage sul palco di un comizio pro-Brexit a Londra -. Sono i burocrati non eletti? Sono gli eurodeputati a Bruxelles? Sono coloro che cercano di costruire gli Stati Uniti d'Europa con il loro esercito e la loro politica estera espansiva? No! La verità è che il vero nemico è qui a Westminster, ci troviamo già nel cuore del territorio nemico".

Un accordo che passi il vaglio del parlamento britannico sembra sempre più difficile. Così, a poco più di due mesi dal d-day del 29 marzo, giorno dell'entrata in vigore della Brexit, prende sempre più corpo l'ipotesi di un'uscita del Regno Unito senza accordo.

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