Elezioni Brasile: perché l'estrema destra può vincere

Elezioni Brasile: perché l'estrema destra può vincere
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Di Marta Rodriguez Martinez
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Domenica 7 ottobre è in programma il primo turno delle presidenziali. In testa agli ultimi sondaggi c'è Jair Bolsonaro: nazionalista, sessista ed omofobo, è riuscito a fare breccia nell'elettorato presentandosi come paladino della lotta alla corruzione

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Domenica in Brasile è in programma il primo turno delle elezioni presidenziali. Una tornata elettorale tra le più imprevedibili nella storia recente del Paese, con un elenco di candidati ancora indefinito fino a un mese fa e guidato da Jair Bolsonaro, esponente dell'estrema destra che nel corso della campagna elettorale ha monopolizzato l'attenzione di media ed opinione pubblica.

L'ascesa del "Trump brasiliano"

Sostenitore della linea dura e nostalgico della dittatura che ha governato il paese tra il 1964 e il 1985, Bolsonaro è paragonato al presidente degli Stati Uniti Donald Trump per i suoi commenti omofobi e sessisti, le violente critiche alla sinistra e le 'sparate' sui social network.

È anche a favore della legalizzazione delle armi, della pena di morte e del rifiuto assoluto dell'aborto.

Tra le sue recenti esternazioni ci sono frasi come "i neri sono inadatti anche alla riproduzione" e "non sarei capace di amare un figlio omosessuale". L'Economist lo ha indicato come una "minaccia alla democrazia" e manifestazioni organizzate da donne in tutto il mondo hanno chiesto di non votare per lui con lo slogan #EleNao ("Lui no").

Reuters

"Oggi c'è un forte movimento guidato dalle donne contro Bolsonaro in Brasile" ha detto a Euronews Flávia Biroli, professoressa di scienze politiche all'Università di Brasilia. "Il mix di militarismo, rifiuto dell'agenda dei diritti umani e ultraliberismo nell'economia è particolarmente dannoso per le donne, soprattutto le donne nere e più povere".

Tuttavia, mentre Bolsonaro si sta riprendendo dopo essere stato pugnalato nel corso di un comizio lo scorso il 6 settembre, la sua popolarità non ha smesso di crescere nei sondaggi e, stando alle ultime rilevazioni, avrebbe più di dieci punti di vantaggio sul suo principale rivale, Fernando Haddad, erede di Lula.

Le sue promesse di maggiore apertura economica, privatizzazioni e lotta alla corruzione non solo convincono la sua base elettorale - uomini, bianchi con istruzione superiore e redditi elevati - ma hanno anche ricevuto il sostegno dei mercati azionari, in crescita dopo gli ultimi sondaggi che indicano Bolsonaro come il candidato più popolare.

Il leader del partito Social-Liberale ha ricevuto anche l'appoggio della potente lobby parlamentare dei proprietari terrieri, costituita da 261 membri tra deputati e senatori.

Secondo uno studio di Ibope pubblicato dal quotidiano brasiliano Estado, il "bolsonarismo" si nutre del malcontento generato nei cittadini brasiliani dalla corruzione dilagante.

REUTERS/Luisa Gonzalez
Una donna protesta contro la candidatura di Jair Bolsonaro nel corso di una manifstazione a Bogotá, in ColombiaREUTERS/Luisa Gonzalez

"Perché io, un nero, voterò Bolsonaro", spiega ai suoi follower Tiago, un popolare youtuber afro-brasiliano. Nella sua spiegazione Tiago paragona il Brasile ad un bicchiere d'acqua con un buco, che rappresenta la corruzione: mentre versa dell'acqua nel bicchiere Tiago spiega di essere indifferente alle riforme di sanità o istruzione, perché i loro effetti saranno incosistenti a causa di quel buco. Un buco che Bolsonaro ha promesso di tappare.

"Le possibilità di vittoria di Bolsonaro sono reali", ha detto a Euronews Roberto Romano, politologo dell'Università statale di Campinas. Il suo consenso "si basa su ampi settori della società brasiliana che sono stati alimentati da una cultura reazionaria e conservatrice legata alla dittatura del 1964".

"Secondo i suoi sostenitori - sottolinea Romano - tra gli obiettivi del colpo di stato del 1964 c'erano la lotta alla corruzione e alla sovversione".

La caduta del partito di Lula

Prima dell'ascesa di Bolsonaro, a dominare nei sondaggi era l'ex presidente Lula. Il Partito dei lavoratori lo aveva indicato come suo candidato ufficiale, ma il tribunale elettorale brasiliano ha bocciato la candidatura a causa della condanna a 12 anni di carcere per corruzione e riciclaggio di denaro.

Il suo successore Fernando Haddad, un accademico poco abituato alla politica, non è riuscito a fare breccia tra le classi popolari che hanno portato Lula a governare il Brasile tra il 2003 e il 2010.

"Haddad può ottenere molti voti di Lula, ma non tutti - spiega Romano -. C'è una larga fetta di indecisi che oscilla tra Haddad e Bolsonaro".

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Fernando Haddad, candidato del Partito dei Lavoratori, durante un comizio a Duque de Caxias, vicino a Rio de JaneiroREUTERS/Pilar Olivares

"La crisi del Partito dei Lavoratori - spiega Flàvia Biroli - non ha favorito gli attori e i partiti di centro-destra che hanno portato all'impeachment di Dilma Rousseff, ma ha favorito l'emergere di un candidato di estrema destra con reali possibilità elettorali".

Se gli ultimi sondaggi trovassero riscontro nelle urne, Bolsonaro e Haddad si scontrerebbero nel ballottaggio in programma il 28 ottobre. "Haddad - è la previsione di Romano - potrebbe non avere la forza di battere Bolsonaro al ballottaggio dopo quanto successo nella prima fase della campagna elettorale".

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