La disinformazione ci governa?

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Di Eri Garuti
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Dall'elezione di Trump al referendum in Italia, le bufale sono in grado di influenzare il voto

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Le notizie false stanno sommergendo gli utenti dei social network. Molti le condividono sempre più spesso senza tentare di verificarle.
Il fenomeno, che inizialmente poteva far sorridere, si sta rivelando un fattore in grado di condizionare le consultazioni elettorali in vari Paesi.

C‘è chi si spinge ad affermare che Donald Trump non avrebbe conquistato la presidenza degli Stati Uniti se non avesse beneficiato di una propaganda fuorviante via internet, con accuse inverosimili a Hillary Clinton e al fronte democratico, ma anche al candidato repubblicano sono state attribuite citazioni non accurate e circostanze imprecise.

La prospettiva che anche in Europa le elezioni possano essere influenzate da notizie false è tutt’altro che lontana.

In Italia, il sito Pagella Politica ha analizzato i post più condivisi e commentati sul tema “referendum” nei 12 mesi precedenti la consultazione del 4 dicembre, scoprendo che 5 su 10 erano falsi.
La notizia, inventata di sana pianta, secondo cui 500 mila schede con il sì già sbarrato sarebbero state trovate prima del voto, guida la classifica con oltre 233 mila condivisioni.

Anche in Francia e in Germania, dove nel 2017 si terranno elezioni decisive, gli esperti temono che possa verificarsi un fenomeno analogo.

Come scoprire le notizie false?

Prima di condividere un articolo, meglio fare alcune semplici verifiche.

  • Controllate la pagina “Chi siamo” della testata che pubblica l’informazione. Se è un sito di ‘bufale’, potrebbe dichiararlo in un disclaimer, spiegando che si tratta di un sito satirico o di storie di fantasia.

  • Controllate l’indirizzo URL del sito. Se il nome richiama una testata esistente, ma storpiandone il nome (ad esempio ‘Il Giomale”, “Il Fatto Quotidaino” o “Gazzetta della Sera”), si tratta probabilmente di un sito acchiappaclick.
    Lo stesso vale per nomi di testate esistenti, ma associati a domini strani, come ABC.com.co.

  • Controllate con who.is da quanto tempo esiste il dominio e da chi è stato creato. A volte i siti di disinformazione vengono aperti e chiusi nel giro di pochi giorni.

  • Verificate la reputazione della testata e cercate conferma della storia su Google. Se la notizia è vera, sarà riportata probabilmente da altri media più noti e affidabili.

  • Verificate con ‘Google Reverse Image Search’ o ‘Tineye’ l’autenticità delle immagini e se si riferiscano davvero alla didascalia o notizia associata. Spesso la disinformazione su Internet si diffonde sotto forma di vecchie fotografie attribuite ad un diverso contesto.

Quanti danni possono fare le notizie false?

Hillary Clinton ha affermato che “l’epidemia di notizie false che ha inondato i social media nell’ultimo anno potrebbe mettere in pericolo vite umane”.

Jenni Sargent, direttore di First Draft News, che illustra il fact-checking dei contenuti online, spiega a euronews che lo scopo dei siti di bufale è creare contenuto che confermi l’opinione degli utenti cui si rivolge. Quindi è improbabile che abbia spinto elettori di Hillary Clinton a votare per Trump o viceversa.

Per Sargent è più facile utilizzare i siti acchiappaclick a scopo commerciale e, con una strategia ben pianificata, si può arrivare a guadagnare 100.000 euro dalle visualizzazioni e dalle condivisioni di un solo articolo.

L’analisi di Buzzfeed News ha riscontrato che le più diffuse bufale sulle elezioni statunitensi sono state più commentate e più condivise su Facebook delle principali notizie vere dei maggiori media, come il New York Times.

Ci resta la speranza che molti dei commenti e delle condivisioni servissero a smentire le false informazioni o a ironizzare sul tema.

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