Operazione turca in Siria: Mosca chiede ad Ankara di fermarsi

Mosca chiede ad Ankara di mettere fine all’intervento militare contro il sedicente Stato Islamico lanciato dal 24 agosto nel nord della Siria lungo il confine con la Turchia. Mosca ha ribadito che la crisi siriana deve essere risolta solo con un ampio dialogo interno che comprenda tutti i gruppi etnico-confessionali, compresi i curdi.
Ferma condanna all’operazione militare “Scudo dell’Eufrate” è stata espressa di nuovo anche dagli Stati Uniti: “Noi non crediamo che le operazioni tattiche tra i membri delle Forze Democratiche siriane e quelle turche, o sostenute dalla Turchia, siano produttive in termini di lotta contro il gruppo Stato Islamico”, ha detto il portavoce del Dipartimento di Stato Usa, John Kirby.
Le milizie curde “Unità di protezione del popolo” (Ypg), braccio armato del principale partito curdo in Siria, sono considerate “terroriste” dalla Turchia e dal giugno del 2014 rappresentano il principale alleato sul terreno della coalizione contro l’Isil a guida statunintese.
“Come già detto numerose volte se le forze curdo-siriane non si ritireranno a est del fiume Eufrate, continueranno a essere un obiettivo per Ankara”, ha detto il portavoce presidenziale turco Ibrahim Kalin.
I nemici della Turchia, come ha spiegato il presidente Erdoğan, sono sia i jihadisti sia le milizie curde. L’intervento turco in Siria appare per certi versi come la continuazione dello storico conflitto armato in Turchia tra il Pkk e esercito.