Il Comitato olimpico russo mette fortemente in dubbio il rapporto dell’Agenzia Mondiale Antidoping e chiede ulteriori indagini.
Il Comitato olimpico russo mette fortemente in dubbio il rapporto dell’Agenzia Mondiale Antidoping e chiede ulteriori indagini.
Dopo il rinvio della decisione sul caso da parte del Comitato Olimpico Internazionale ed il varo di una Commissione disciplinare, che esplorerà “le opzioni legali” per bandire il Paese dalle Olimpiadi, la Russia non boicotterà i Giochi di Rio.
“Siamo categoricamente contro qualsiasi forma di boicottaggio per motivi politici o di altra natura – dice il Responsabile del Comitato russo, Zhukov -, i Giochi Olimpici e tutto il Movimento sono qualcosa che avvicinano i popoli, rafforzano l’amicizia, la cooperazione, le connessioni tra i Paesi”.
L’Associazione delle Federazioni internazionali Olimpiche estive, contraria all’esclusione della Russia, invece, si dice pronta ad esaminare casi individuali di atleti dopati.
Secondo l’oramai famigerato “rapporto-Wada”, il doping dello sport russo era coperto e favorito dallo Stato, non solo per l’atletica leggera.
Tale rapporto certifica, quindi, le denunce dell’ex direttore del laboratorio antidoping, Grigory Rodchenkov, fuggito negli Stati Uniti dopo la morte di due colleghi in circostanze misteriose.
Nel frattempo, il vice Ministro dello Sport, Iuri Nagornykh, è stato sospeso dall’incarico sino al coronamento di un’inchiesta interna.
Numeri alla mano, nelle ultime due Olimpiadi estive, Pechino 2008 e Londra 2012, le medaglie russe sono state ben 152: 23 d’oro, 21 d’argento e 28 di bronzo in Cina (Russia terza nel medagliere) e 23 ori, 24 argenti e 33 bronzi in Gran Bretagna (Russia, nella circostanza, quarta).