M5S: da movimento virtuale a partito normale

I ballottaggi di domenica hanno traghettato l’Italia in una nuova fase politica.
Conquistando il Comune di Roma e Torino, il Movimento 5 Stelle conferma di attraversare un ottimo momento.
Nato nel 2009, inizialmente considerato il partito di Beppe Grillo, è riuscito a organizzare intorno a sé la protesta contro l’inefficienza del sistema in Italia e in Europa.
Cavalcando la stanchezza e la frustazione generata dai partiti tradizionali, il M5S si è imposto su tutto il territorio nazionale ed è oggi un partito socialmente trasversale. Che intercettando le spinte associative e partecipative degli italiani ha ridato a molti il gusto della politica.
Il movimento trova inizialmente nella rete la sua consacrazione anche se non disdegna le forme di comunicazione e di approccio verso l’elettorato più tradizionali.
I tour elettorali di Grillo riempiono le piazze lasciate vuote dagli altri partiti: la piazza reale e quella virtuale diventano un tutt’uno.
Dal salario minimo, passando per il referendum per uscire dalla zona euro, alla guerra senza quartiere contro la corruzione, fino a ridurre gli stipendi dei parlamentari e limitarne i mandati, le proposte del movimento trovano sponda a destra e a sinistra.
E a destra, in modo particolare cerca di conquistare l’elettorato, orfano della fine del berlusconismo.
Alle legislative del 2013 i grillini riportarono il 25% dei consensi, se l’Italia oggi andasse al voto, secondo alcuni sondaggi, vincerebbero.
Il movimento però non abbassa la guardia e soprattutto si guarda intorno imparando la lezione che viene da oltre i confini, dalla Spagna, per esempio, dove Podemos, il partito che ha cavalcato il malessere dell’elettorato spagnolo, è in caduta nei sondaggi per un’identità troppo spostata a sinistra.
Con la morte di Gianroberto Casaleggio e il passo indietro fatto da Beppe Grillo, che 18 mesi fa ha annunciato il suo prepensionamento dalla politica, un direttorio di parlamentari governa il partito.