Una visita a sorpresa quella del 21 ottobre di Bashar al Assad a Mosca, ma che non sorprende, visti i legami storici tra i due Paesi. In
Una visita a sorpresa quella del 21 ottobre di Bashar al Assad a Mosca, ma che non sorprende, visti i legami storici tra i due Paesi.
In quest’occasione, la posizione della Russia è stata esplicitata dalle parola di Putin.
Vladimir Putin:“Una soluzione può essere raggiunta attraverso un processo politico con la partecipazione di tutte le forze politiche, religiose e etniche. L’ultima parola spetta comunque ai siriani”.
Qualche giorno prima, Mosca si era attirata le critiche di Washington, con l’offensiva lanciata dal mar Caspio contro postazioni Isil in Siria.
Quattro navi russe lanciavano 26 missili, centrando tutti bersagli.
Il sostegno militare russo si sta rivelando decisivo per il regime di Bashar al Assad.
Regime che conta sul sostegno militare anche dell’Iran, altro giocatore chiave di questa partita internazionale.
L’entrata in scena di Teheran sul terreno diplomatico è certo una novità che può diventare fondamentale. Stando a questo intellettuale siriano in esilio:
Tarafa Baghajati: “Penso sia importante che sul tavolo della discussione ci sia il futuro di Assad e che sia discusso alla presenza di Iran e Russia. Se arriveranno a un accordo su questo punto penso che saremo vicini a una soluzione per la Siria”.Il nodo cruciale dei negoziati gira intorno al futuro e al destino di Bashar al Assad.
Sostenuto da Russia e Iran, è invece osteggiato da Turchia e Arabia Saudita. E anche dagli Stati Uniti, che ultimamente hanno ammorbidito le proprie posizioni, dicendosi favorevoli a un periodo di transizione.
E mentre in Siria si continua a morire Mosca e Washington sembrano combattere qui la loro guerra di procura.