È tornata la magia, è tornato il ritmo, ma New Orleans non dimentica. A dieci anni dall’uragano Katrina, che fece oltre 1800 morti, la città del
È tornata la magia, è tornato il ritmo, ma New Orleans non dimentica.
A dieci anni dall’uragano Katrina, che fece oltre 1800 morti, la città del Mississippi rinasce dalle proprie macerie.
Il quartiere francese non ha perso il suo fascino e resta la meta privilegiata dei milioni di turisti che visitano ogni anno la città.
La ricostruzione però non ha interessato allo stesso modo tutti i quartieri.
Le cicatrici di Katrina sono ancora evidenti nel Ninth ward, il nono arrondissement, abitato prevalentamente da afroamericani, dove solo il 34% degli ex residenti è rientrato nella propria casa.
Errol Joseph, 64 anni, un’incrollabile fede in Dio e nell’uomo. Ricostruisce la casa grazie all’aiuto di alcuni volontari. Ha ancora la forza di essere ironico:Il 29 agosto Katrina si abbatté sulle coste del golfo del Messico, colpendo gli Stati della Louisiana e del Mississippi: fu la fine della mitica New Orleans, allagata per circa l’80% della sua estensione.
I danni furono stimati in centinaia di miliardi di dollari, la catastrofe economica più grave subita dagli Usa (che spinse Washington ad accettare anche gli aiuti di Mosca).
Fred Robinson è riuscito a ricostruire la propria casa non così il figlio Steve, per questo fanno un appello al sindaco:
“Gli chiedo maggior attenzione verso questa parte della città, New Orleans non è solo il quartiere francese, non è solamente il superdome. Che dire di chi vive in periferia, che dire di noi?”.
Quel 29 agosto si parlò inizialmente di venti che colpirono le coste americane a una velocità di 300 chilometri l’ora. Una velocità killer che venne ridimensionata, così come la portata dell’uradi dollari gano.
I danni erano dovuti anche a incuria e calcoli ingegneristici sbagliati, come sottolinea Sandy Rosenthal che punta il dito contro i risparmi fatti dal genio militare:
Sandy Rosenthal, Levees.org:
“La gente atterrando all’aeroporto Louis Armstrong ha voglia di capire cosa accadde, anche se è stato dieci anni fa.
E siamo contenti di questo perché chi è sopravvissuto deve sapere, deve sapere che non fu tutta colpa di madre natura ma anche di calcoli sbagliati di ingegneria”.
I nuovi argini e il sistema di protezione, costati 14 miliardi e mezzo di dollari, sono quasi ultimati I lavori iniziarono nel 2007. Tre anni dopo il disastro ambientale della piattaforma petrolifera della BP.
Alisha Renfro, ricercatrice della National Wildlife Federation:
“Dal momento che abbiamo i soldi che arrivano dallo sversamento di petrolio della BP Oil, possiamo rafforzare argini e coste. Anche se triste, quest’opportunità è unica e può esserci di grande aiuto”.
I 6.8 miliardi di dollari che la Bp darà in risarcimento per i danni ambientali saranno usati per riabilitare le aree.