Un'istruzione "olimpica"

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Di Euronews
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In che modo gli sportivi possono trovare un equilibrio tra la pratica di una disciplina e una buona educazione scolastica? Ve lo raccontiamo attraverso tre esperienze in Russia, Stati Uniti e Ungheria.

Russia: disciplina e allenamento

Il club sportivo centrale dell’esercito a Mosca, il CSKA, è una delle più prestigiose scuole russe. La disciplina è rigida e l’allenamento è intenso. Gli allievi devono studiare oltre che allenarsi. Tra i 70 studenti incontriamo Ali Sherif. E’ stato invitato a lasciare la sua città natale nel Caucaso settentrionale per venire ad allenarsi a Mosca. Ali comincia e finisce la sua giornata con l’allenamento. Frequenta la scuola media obbligatoria solo due o tre volte a settimana.

In base alle leggi russe i ragazzi devono seguire un determinato numero di lezioni obbligatorie di diverse discipline e quindi frequentare la scuola media. Il CSKA ha accordi con istituti circostanti che attraverso programmi speciali permettono a ragazzi di partecipare agli allenamenti.

Usa: lo sport all’università

Alcune università negli Stati Uniti offrono l’opportunità ai giovani di ottenere la laurea mentre perseguono la carriera sportiva professionistica. David André vuole diventare portiere e allo stesso tempo frequenta il secondo anno di specializzazione in gestione aziendale alla St. Louis University. Ha lasciato Rennes, in Francia, per poter studiare in un’università prestigiosa e contemporaneamente dedicarsi al suo sport preferito.

David e i suoi compagni praticano il calcio ad alti livelli, riuscendo a far entrare la squadra universitaria tra le prime dieci del Paese. Il loro allenatore afferma che sono anche ottimi studenti, con un punteggio di 3 su 4 in media.

Ungheria: un tuffo nel sapere

In una piscina di Budapest incontriamo Levente Kassai, un ragazzino di dieci anni. Due o tre volte a settimana si allena subito dopo la scuola.

Laszlo Cseh, cinque medaglie olimpiche all’attivo e 27 volte campione europeo di nuoto, ha trascorso gran parte del tempo in piscina ed è riuscito allo stesso tempo ad andare all’università. “Non vorrei un giorno finire la mia carriera nel nuoto senza avere idea del mio futuro”, afferma Laszlo, “ma occorre definire degli obiettivi”.

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