Il risultato delle elezioni francesi nelle relazioni internazionali

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Di Euronews
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Con l’arrivo di François Hollande al potere, l’alternanza politica in Francia è un dato di fatto. Ci sarà anche un’alternanza diplomatica per i prossimi cinque anni. Membro permanente del Consiglio di sicurezza dell’Onu con diritto di veto, la Francia è anche membro della Nato, Parigi è, dunque, un attore di primo piano nella scena internazionale. Al centro di questi dossier internazionali: il Presidente della Repubblica francese che tradizionalmente ne ha dominio riservato

La Francia è passata a sinistra con l’elezione del socialista François Hollande all’Eliseo, per la prima volta dopo 17 anni. Il nuovo presidente avrà poco tempo per calarsi nella vita internazionale. Gli appuntamenti saranno molteplici con un G8 negli Stati Uniti il 18 e 19 maggio e a seguire un vertice della Nato a Chicago. Come si posizioneranno i principali partner della Francia come Washington e Mosca? Per avere dei chiarimenti abbiamo intervistato Nicole Bacharan politologa ed esperta degli Stati Uniti e Vadim Glusker, corrispondente dalla capitale francese del canale russo NTV.

Fabien Farge, Euronews: “Nicole Bacharan, questa vittoria di Francois Hollande, com‘è percepita negli Stati Uniti?”

Nicole Bacharan, politologa: “Con una certa inquietudine. Devo dire che l’Americano medio non si interessa necessariamente alle elezioni francesi. Ma evidentemente il governo, i gruppi di potere e i responsabili politici democratici e repubblicani le seguono molto da vicino. E sono molto attenti a tutto ciò che potrebbe aggravare la crisi dell’eurozona. Gli Stati Uniti dipendono dall’eurozona, dipendono dalla Cina, come noi dipendiamo da loro. E dunque è vero che c‘è una certa inquietudine”.

Fabien Farge, Euronews: “E in Russia si ha la stessa opinione, Vadim Glusker?”

Vadim Glusker, giornalista: “All’Eliseo c‘è una persona nuova, uno scnosciuto, bisogna adattarsi. Ma penso che le relazioni non cambieranno molto perché, per la Russia e la Francia, ciò che conta di più è l’economia. E anche la politica spesso dipende dagli interessi economici”.

Fabien Farge, Euronews: “Nicole Bacharan , il 2012 è un anno elettorale in Francia, Russia e Stati Uniti, che cosa potrebbe cambiare in questo trio, se così si può definire?”

Nicole Bacharan: “Penso che questa elezione francese confermi una cosa: che nessun primo ministro o presidente uscente dell’eurozona riesca a farsi rieleggere. Penso dunque che Barak Obama debba necessariamente osservare questo e trarre qualche insegnamento per la sua campagna. Le opinioni non sono felici. La seconda cosa è che vediamo sempre all’interno della zona euro l’avanzamento degli estremisti, in Francia con l’estrema sinistra, ma anche e soprattutto forse con l’estrema destra. Purtroppo c‘è un movimento internazionale molto forte. E anche negli Stati Uniti c‘è una sorta di estrema destra. Credo che andiamo verso un mondo molto instabile e un’Europa veramente in difficoltà che si collocherà tra la Russia e gli Stati Uniti, in un gioco assai difficile da prevedere, confesso”.

Fabien Farge, Euronews: “Washington si attende molti cambiamenti rispetto all’era Sarkozy?”

Nicole Bacharan: ““Non credo veramente dal punto di vista geostrategico. Ci sarà un primo test con il vertice Nato. François Hollande ha detto durante la campagna di non approvare il ritorno della Francia nel comando integrato, nel comando militare e che avrebbe rivalutato. La cosa più probabile è che non accada nulla, perché il Paese non può entrare e uscire dalla Nato a ogni elezione”

Fabien Farge, Euronews: “Sul dossier siriano, c‘è un asse, diciamo Washington-Parigi. E di fronte nell’altro campo, se così si può dire, Mosca. Come ciò si può evolvere?

Nicole Bacharan: “Che François Hollande avrà più peso di Nicolas Sarkozy per convincere la Russia e la Cina a sanzionare la Siria, francamente non mi pare probabile. È vero che Nicolas Sarkozy è stato sanzionato da una maggioranza di elettori a causa essenzialmente della situazione economica, come lei diceva. Ma non si può biasimarlo per carenza di energia né di forza di persuasione nel perorare i dossier internazionali. Dunque è vero che si fa fatica a immaginare un presidente Hollande con più peso in un negoziato all’Onu di fronte alla Russia e alla Cina che si rifiutano di sanzionare la Siria.

Fabien Farge, Euronews: “Vadim Glusker, condivide questa analisi?”

Vadim Glusker: “C‘è una cosa che non bisogna dimenticare: che Sarkozy faceva la politica internazionale da solo. Questo è molto importante. Evidentemente aveva dei consiglieri, ma era lui a prendere le decisioni. Per esempio la storia con la Libia, è stata una sua decisione. La strategia e i metodi di Hollande sono completamente diversi. Si tratterà di un pensiero collettivo”.

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