I disordini sono iniziati dopo che Rajoelina ha deciso lunedì di licenziare il primo ministro Christian Ntsay e il suo governo, ma il presidente non ha dato segno di voler lasciare nonostante le crescenti richieste di dimissioni.
Le manifestazioni, iniziate giovedì, sono state alimentate da croniche interruzioni di corrente e carenze d'acqua, intensificate attraverso i social media. L'ufficio delle Nazioni Unite per i diritti umani ha dichiarato che 22 persone sono state uccise negli scontri, attribuendo la colpa a quella che ha definito una risposta violenta delle forze di sicurezza, mentre più di 100 altre sono state ferite. Le autorità del Madagascar hanno contestato le cifre dell'ONU ma non hanno rilasciato i propri dati.
Un coprifuoco notturno rimane in vigore ad Antananarivo e in altre città, mentre i manifestanti, molti dei quali indossano simboli presi in prestito dai movimenti giovanili stranieri, denunciano la diffusione della povertà e dei servizi inadeguati. Il Madagascar, con una popolazione di 31 milioni di persone, ha visto un brusco aumento della povertà nelle aree urbane negli ultimi anni, con la rabbia ora diretta verso Rajoelina, al potere dal 2019 e rieletto l'anno scorso in un voto contestato.