L'Ungheria è il Paese dell'Ue che ha ottenuto i risultati peggiori nell'indice annuale di percezione della corruzione dell'Ong. La Danimarca ha ottenuto il punteggio migliore
La corruzione nei Paesi dell'Unione europea è peggiorata per il secondo anno consecutivo. A rivelarlo è Transparency International (Ti), un movimento che monitora la corruzione in oltre 100 Paesi, e che martedì ha pubblicato un rapporto che mette l'Ungheria all'ultimo posto nell'Ue, registrando un peggioramento anche in altri Paesi come Francia e Germania.
L'Italia più corrotta del 2024
L'Italia è al 52esimo posto nella classifica globale dell'Indice di percezione della corruzione (Cpi) e al 19° tra i 27 Paesi membri dell'Unione europea. Il Paese raggiunge un punteggio di 54, ossia due punti in meno dell'anno scorso, segnando la prima inversione di tendenza degli ultimi 13 anni.
L'Indice di percezione della corruzione assegna un punteggio a 180 Paesi e territori di tutto il mondo, utilizzando dati provenienti da 13 fonti esterne, dalla Banca Mondiale a società di consulenza private. I punteggi riflettono le opinioni di esperti.
La scala va da "altamente corrotto" 0 a "molto pulito" 100. Nelle 180 nazioni prese in esame, circa un quarto ha ottenuto il punteggio più basso da quando l'Ong ha iniziato a utilizzare l'attuale metodologia per la sua classifica globale nel 2012.
Peggiora la media europea sulla percezione della corruzione
La media regionale per l'Europa occidentale e l'Ue è stata 64, in calo rispetto al 65 dello scorso anno. Secondo Ti, prima del 2023 questo punteggio non era sceso per circa un decennio.
Secondo il rapporto di quest'anno, la capacità dell'Europa di combattere la corruzione è insufficiente e ostacola la risposta del blocco alle sfide che vanno dalla crisi climatica allo sfilacciamento dello Stato di diritto e ai servizi pubblici sovraccarichi.
Per un certo periodo di tempo le lacune legali, la scarsa applicazione della legge e la scarsità di risorse hanno impedito ai Paesi dell'Ue di lottare efficacemente contro la corruzione.
"Ma ora alcuni governi si stanno spingendo oltre - hanno affermato gli analisti di Ti per l'Europa - minando o politicizzando i quadri anticorruzione e permettendo l'erosione dello stato di diritto".
Riflettori puntati su Ungheria e Slovacchia
In fondo alla classifica regionale dell'Europa occidentale e dell'Ue c'è l'Ungheria, con un punteggio di 41, in calo di un punto rispetto all'anno scorso. Riassumendo la sua valutazione, Ti ha evidenziato "la corruzione sistemica e il continuo declino dello Stato di diritto" durante i 15 anni di governo del primo ministro Viktor Orbán.
Il rapporto fa riferimento alle recenti sanzioni statunitensi imposte al funzionario del governo ungherese Antal Rogán, capo del gabinetto del primo ministro e stretto collaboratore di Orbán - per presunta corruzione legata agli appalti pubblici.
Orbán e il suo partito di governo Fidesz hanno ripetutamente negato le accuse.
Bulgaria, Romania e Malta sono gli altri Paesi che hanno ottenuto il punteggio più basso nella regione, mentre la Slovacchia è stata segnalata come Paese da tenere d'occhio dopo che il suo punteggio è sceso di cinque punti a 49 nel primo anno completo del governo del primo ministro Robert Fico.
"Numerose riforme erodono i controlli anticorruzione ed eludono la consultazione pubblica", si legge nel rapporto.
Nelle ultime settimane ci sono state grandi cortei nella capitale della Slovacchia, Bratislava, con i manifestanti che accusavano Fico di minare i valori democratici e di avvicinarsi alla Russia.
Corruzione e crisi climatica si intrecciano in Francia
Transparency International (Ti) ha anche notato che la Francia è scesa di quattro punti, a 67, mentre la Germania è scesa di tre punti, a 75, in parte a causa dell'influenza delle lobby aziendali sulla politica e sull'azione per il clima.
"Due delle più grandi sfide che l'umanità si trova ad affrontare sono fortemente intrecciate: la corruzione e la crisi climatica", ha dichiarato Ti nella prefazione all'indice di quest'anno.
Secondo il rapporto, la mancanza di adeguati meccanismi di trasparenza e responsabilità aumenta il rischio che i fondi per il clima possano essere utilizzati in modo improprio o sottratti, mentre i conflitti di interesse tra i politici e le pressioni esercitate dalle industrie inquinanti sui responsabili delle decisioni sono fonte di preoccupazione.
"Questi fattori hanno ostacolato l'adozione delle politiche e delle misure ambiziose necessarie per affrontare il cambiamento climatico, favorendo gli interessi di gruppi ristretti rispetto al bene comune", ha dichiarato Ti.
"La corruzione è un enorme ostacolo alla soluzione della crisi climatica".
Ai poli opposti Danimarca e Sud Sudan
La media globale dell'indice è rimasta invariata rispetto al 2023, attestandosi a 43, con più di due terzi dei Paesi che hanno ottenuto un punteggio inferiore a 50.
I paesi che hanno ottenuto i punteggi più alti a livello globale sono stati la Danimarca - per il settimo anno consecutivo al vertice - con 90 punti, la Finlandia con 88 punti e Singapore con 84 punti.
Il Sud Sudan ha ottenuto solo otto punti, scalzando di un punto la Somalia, che quest'anno ha ottenuto il peggior risultato a livello mondiale.