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Ungheria, il capo dell'ufficio di gabinetto di Orbán nella lista delle sanzioni statunitensi

Antal Rogán
Antal Rogán Diritti d'autore  Kovacs Tamas/MTI - MTI
Diritti d'autore Kovacs Tamas/MTI - MTI
Di Euronews
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Telex.hu ha notato che il capo dell'ufficio di gabinetto di Orbán è stato inserito nella lista delle sanzioni dell'Office of Foreign Assets Control (OFAC), che fa parte del Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti

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Antal Rogán, capo dell’Ufficio di gabinetto del premier ungherese Orbán, è una delle figure più alte del governo e una delle più influenti della politica ungherese dopo il primo ministro. Il suo raggio di azione copre una gamma inverosimilmente ampia di settori, ed è responsabile, ad esempio, delle comunicazioni formali e informali del governo, nonché dell'intelligence civile.

Rogán è stato inserito nell'elenco dell'OFAC, in base alla legge globale Magnitsky, che prende di mira chi viola i diritti umani e gli attori della corruzione globale in tutto il mondo. La norma impedisce l’ingresso sul suolo statunitense a chi figura sulla lista, provvedendo a congelarne i beni sotto la giurisdizione di Washington e proibendo alle aziende Usa di fare affari con i responsabili delle violazioni.

"Agli individui inseriti nella lista è vietato fare affari negli Stati Uniti. L'OFAC aggiorna regolarmente la lista in risposta alle sanzioni internazionali e alle situazioni politiche", si legge nel telex.

Secondo i funzionari statunitensi, Rogán sarebbe al centro di uno schema di corruzione, che lui stesso avrebbe contribuito a creare per beneficiare se stesso e il partito al potere, Fidesz.

“Durante il suo mandato”, si legge nel comunicato, "Rogán avrebbe messo in piedi meccanismi volti a controllare settori strategici dell’economia ungherese. Il suo è stato un ruolo centrale nel rendere possibile in Ungheria un sistema che ha avvantaggiato gli interessi personali e di partito a spese del popolo ungherese“. 

"L’attività di Rogán - si legge nella nota - rientra nel solco del diffuso clima di impunità in Ungheria, dove elementi chiave dello Stato sono stati fagocitati da oligarchi e attori non democratici”.

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