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I metalmeccanici dell'Ue chiedono tutele occupazionali nel quadro della transizione verde

FILE: Lavoratori del metallo
FILE: Lavoratori del metallo Diritti d'autore  KIM RAFF/AP
Diritti d'autore KIM RAFF/AP
Di Arató László & Sertac Aktan
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I metalmeccanici europei a Bruxelles hanno chiesto tutele per i posti di lavoro e maggiore formazione durante la transizione verde. Dal 2019 quasi un milione di posti di lavoro nell'industria sono andati persi e molti altri sono a rischio

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I metalmeccanici scontenti di tutta Europa si sono riuniti mercoledì a Bruxelles per esprimere preoccupazione sulla sicurezza occupazionale del settore con il progredire della transizione verde del blocco.

Chiedono che la nuova politica industriale dell'Unione preveda maggiori tutele per i lavoratori e le loro famiglie. Una richiesta fondamentale è che Bruxelles dia la priorità a programmi efficaci di formazione e riqualificazione, anche se per accogliere queste iniziative fosse necessario ridurre l'orario di lavoro.

Lieve De Preter, presidente dell'Acv-csc Metea in Belgio, ha dichiarato che i lavoratori che passano a un'industria neutrale dal punto di vista climatico necessitano di una formazione più approfondita. De Preter ha sottolineato l'importanza del coinvolgimento dei sindacati nelle discussioni per facilitare il passaggio a un settore manifatturiero sostenibile.

Il "Fondo per la transizione giusta" risulta carente

Dal 2019 l'Unione europea ha perso quasi un milione di posti di lavoro nell'industria metalmeccanica. I sindacati avvertono che i datori di lavoro stanno mascherando la vera portata della crisi - che potrebbe portare alla perdita di 4,3 milioni di posti di lavoro - con contratti a breve termine e riduzione dell'orario di lavoro, che .

Negli ultimi mesi sono stati messi a rischio più di centomila posti di lavoro, con grandi aziende come la tedesca ThyssenKrupp e la Volkswagen che hanno annunciato la chiusura di fabbriche e licenziamenti.

Per sostenere la transizione, l'Ue ha istituito il "Fondo per la transizione giusta" nell'ambito del Green deal, stanziando 17,5 miliardi di euro. Sebbene si tratti di un importo elevato, il fondo deve ancora ingranare nell'affrontare le questioni problematiche della transizione.

Sara Matthieu, europarlamentare belga dei Verdi, ha riconosciuto il valore del Fondo per la transizione giusta, ma ha sostenuto che è insufficiente per gli scopi previsti. L'eurodeputata si è espressa a favore di un ampliamento delle risorse, in particolare per le regioni in cui la transizione deve ancora iniziare.

"Un fondo solido è fondamentale per sostenere i settori in transizione e garantire che i lavoratori beneficino del processo", ha dichiarato a Euronews.

I rappresentanti sindacali si sono anche messi in contatto con il Commissario europeo per la Strategia industriale Stéphane Séjourné, sollecitando la stesura di una direttiva sulle transizioni eque. Si aspettano che questa futura direttiva costringa le aziende a collaborare strettamente con i sindacati per anticipare e gestire il cambiamento.

Che cos'è il "Fondo per la transizione giusta"

Il Fondo per la transizione giusta (Jtf) è uno strumento finanziario istituito dall'Unione Europea nel 2021 per facilitare la transizione verso un futuro sostenibile e a zero emissioni di carbonio entro il 2050.

Il fondo mira a sostenere tutti gli Stati membri nell'ambito della politica di coesione, concentrandosi sulla diversificazione economica e sulla riconversione nelle regioni interessate dal passaggio da attività ad alta intensità di carbonio.

È finanziato attraverso una combinazione di sovvenzioni e prestiti. Il budget di 17,5 miliardi di euro è per il periodo 2021-2027. Comprende finanziamenti dal bilancio dell'Ue e contributi dagli Stati membri.

La struttura di finanziamento comprende circa 1,3 miliardi di euro di sovvenzioni dal bilancio dell'Ue, insieme a 6-8 miliardi di euro di prestiti dalla Banca europea per gli investimenti (Bei). Ulteriori risorse possono essere trasferite da stanziamenti nazionali nell'ambito del Fondo europeo di sviluppo regionale (Fest) e del Fondo sociale europeo Plus (Fse+).

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