Vareš, la miniera polimetallica che vuole essere "green" (ma non tutti ci credono)

Vareš, la miniera polimetallica che vuole essere "green" (ma non tutti ci credono)
Diritti d'autore euronews
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Di Hans von der BrelieEdizione italiana: Cristiano Tassinari
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Il progetto prenderà il via nel 2024, ma l'attività di pre-estrazione ha già causato un'innalzamento dei livelli di inquinamento delle acque, con presenza di metalli pesanti. Affari d'oro per l'azienda costruttrice e per il governo di Sarajevo. Ma gli ambientalisti hanno già fatto partire denunce

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Tra poche settimane la miniera polimetallica sotterranea di Vareš, in Bosnia-Erzegovina, entrerà in piena attività.
Soprattutto argento, ma oro, piombo, zinco, rame, antimonio e altri metalli potranno essere estratti dalle rocce.

Questi metalli strategici sono importanti per l’Unione europea, che cerca di ridurre la propria dipendenza dalle materie prime provenienti da Cina e Russia.

Ma c’è un problema: gli ecoattivisti hanno presentato una denuncia all’ufficio del Consiglio d’Europa a Berna, affermando che la biodiversità è minacciata e che l’acqua verrà inquinata dalle attività minerarie sotterranee.

Euronews ha inviato il reporter Hans von der Brelie sulle montagne bosniache per verificare cosa sta succedendo.

Dal nostro inviato a Vareš

Hans von der Brelie

Voglio entrare in questa miniera d'argento di Vareš, quindi è necessario un respiratore d'emergenza e una formazione speciale sulla sicurezza.

Jimmy, che viene dalla Nuova Zelanda, mi dà un passaggio in metropolitana.
Ha 26 anni di esperienza lavorativa: Australia, Mongolia, Burkina Faso… e ora è approdato in Bosnia-Erzegovina, lavorando per l'Adriatic Metals, una compagnia mineraria con sede nel Regno Unito.
“I minerali qui fanno bene al Paese e ci saranno benefici che si riverseranno sulla comunità locale”, afferma Jimmy.

Jimmy, un neozelandese in Bosnia.
Jimmy, un neozelandese in Bosnia.Euronews

Ogni anno verranno estratte dal sottosuolo 800.000 tonnellate di minerali.
Questo è attualmente il più grande progetto minerario della Bosnia-Erzegovina e rappresenta il 25% degli investimenti diretti esteri del Paese.
Per dirla in breve: è un progetto enorme!

Il cacciatore di tesori

Ho un appuntamento con Marko Matić.
Il suo team di geologi sono i "cacciatori di tesori" dell’azienda.
Marko, 29 anni, ha già analizzato centinaia di carotaggi, la maggior parte dei quali pieni di metalli. Un anno fa calcolava ancora circa 12 milioni di tonnellate di giacimenti di minerale. Ultimo aggiornamento di oggi: il tesoro, laggiù, pesa 22,5 milioni di tonnellate, quasi il doppio!

Marko mi mostra il laboratorio:
“Questa è la roccia ospite della mineralizzazione del deposito Rupice a Vareš. Contiene solfiti che includono argento, oro, rame, zinco, piombo e antimonio... Con qualità molto elevate di ciascun elemento".

Marko Matić durante l'intervista.
Marko Matić durante l'intervista.Euronews.

Il direttore operativo Matthew Hine, australiano, è orgoglioso del suo nuovo e scintillante impianto di lavorazione, dove i concentrati di argento, piombo e zinco verranno pre-trattati.
Gli operai sono ancora in giro, dipingono i tubi con colori gialli e blu brillanti, riparano barre di metallo, completano un sofisticato sistema di trattamento dell'acqua a circuito chiuso. Scintille provenienti da alcune attività di saldatura volano nell'aria: tutt'intorno voci e pesanti macchinari...

Un grande investimento

La miniera è un investimento da 200 milioni di euro. Una volta avviata l’operazione, la miniera contribuirà per oltre il 2% al PIL bosniaco.
L’inizio è previsto per l’inizio del 2024.

“Valutiamo positivamente il recente percorso legislativo dell’Ue sull’approvvigionamento interno delle materie prime critiche, riconoscendo la necessità per l’Europa di essere indipendente nell’approvvigionamento delle risorse per il proprio futuro”, afferma Matthew Hine, con un sorriso soddisfatto.
“La Bosnia-Erzegovina ha un ruolo enorme da svolgere in questo contesto. Il concentrato che stiamo producendo, che viene spedito in tutta Europa, contiene tutti i metalli che sono veramente importanti in una transizione energetica verde e pulita”.

"La Bosnia svolgerà un grande ruolo per l'Unione europea".
"La Bosnia svolgerà un grande ruolo per l'Unione europea".Euronews

Pochi chilometri più avanti, un enorme ponte ferroviario attraversa una valle boscosa di montagna. I lavoratori stanno ammodernando i binari ferroviari.

I metalli strategici di Vareš sono necessari per la transizione energetica dell’Europa: per celle solari, veicoli elettrici, stazioni di ricarica, turbine eoliche…

I concentrati di metallo saranno trasportati da Vareš a un porto di esportazione in Croazia. Successivamente verranno spediti verso le fonderie di metalli europee in Germania, Scandinavia e altri Paesi, principalmente dell'Europa Occidentale.

Dal punto di vista geopolitico, la miniera bosniaca si inserisce perfettamente negli sforzi dell’Ue per assicurarsi materie prime strategiche.

La Bosnia-Erzegovina vuole diventare presto membro dell’Unione europea ed entrambe le parti stanno cercando di accelerare la cooperazione e lavorare su legami economici più stretti e collegamenti di trasporto migliorati.

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C'è chi non vuole bere l'acqua contaminata

Ma sulla catena montuosa più in là, nella vicina città di Kakanj, la protesta sta crescendo.
Hajrija Čobo è un'insegnante di inglese e ha studiato diritto ambientale.
Lei accusa la compagnia mineraria di giocare brutti scherzi con gli studi ambientali e di aver incaricato un istituto con sede nel Regno Unito, non autorizzato a lavorare in Bosnia-Erzegovina.
“Questo secondo studio è praticamente illegale nel nostro Paese. Non è approvato da nessuna autorità bosniaca”, dice Hajrija, mentre guida la sua macchina in salita verso le valli di montagna.

Hajrija Čobo ha presentato una denuncia al Consiglio d'Europa, presso l'ufficio della Convenzione di Berna.
L'ufficio sovrintende alla protezione della biodiversità.
"Sono in corso scavi anche fuori dall'area della concessione", dice Hajrija Čobo.
"Vengono costruite strade minerarie secondarie. I torrenti di montagna vengono compressi in canali di cemento. Gli alberi vengono tagliati. Ecco quello che sta succedendo".

La professoressa-attivista indica una macchina da costruzione gialla che striscia rumorosamente in discesa:
“Si tratta di lavori nel letto del fiume, che è la zona di protezione numero 2, dove tali lavori di costruzione sono severamente vietati. Ma li fanno lo stesso! Tutto quello che fanno arriva nelle mie tubature. Poi dovrei bere quell'acqua?"

L'attivista Hajrija Čobo.
L'attivista Hajrija Čobo.Euronews

Nel retro della sua macchina, Hajrija ha alcuni enormi contenitori di plastica.
Conosce una fonte d'acqua ancora incontaminata dove riempie i contenitori. Questa è l'acqua potabile che utilizzerà a casa.
“Il mio governo sta mettendo in pericolo la vita di almeno 40.000 persone nella mia città”, dice Hajrija. “Solo per il profitto di un’azienda britannica e di un paio di centinaia di persone da assumere. Sai come si chiama questo? È il neocolonialismo.“

I valori-limite ufficiali per l'acqua potabile sono assolutamente accettabili. e giudicati regolari
Eppure Hajrija non si fida: ha acquistato un'attrezzatura di prova di base e controlla il livello di inquinamento in un ruscello proveniente dalla direzione della miniera d'argento.
 “Sto misurando le particelle nell'acqua, e quello che abbiamo qui sono valori tra 210 e 230. Era 25 prima dell’estrazione mineraria...”.

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La questione centrale è la presunta presenza di metalli pesanti. 
Hajrija non è al primo tentativo di prelevare i campioni d'acqua. Anzi.
Ha conservato tutte le vecchie strisce reattive di precedenti controlli.
Oggi c'è una bella sorpresa.
“210-230. Questo, tutto sommato, è un buon risultato”.

Hajrija Čobo sorride, finalmente. 
"Sono molto contenta del risultato. Solo il cromo mostra un po' di colore. Ma in passato erano presenti cromo, bromo e cloro”.
La sua conclusione, in contraddizione con tutti i test ufficiali dell’acqua, è perà sferzante: “Non è acqua pulita, non è potabile, non più”.

"Siamo molto attenti alla protezione ambientale"

Ora il Consiglio d’Europa sta reagendo.
L'ufficio della Convenzione di Berna, giuridicamente vincolante, ha chiesto al governo della Bosnia-Erzegovina di sospendere temporaneamente l'attività mineraria, finché le accuse e i dubbi non saranno risolti.
Il governo bosniaco è stato invitato a presentare un rapporto ufficiale alla Convenzione di Berna, per chiarire se la miniera mette a rischio la biodiversità.

La responsabile della sostenibilità di "Adriatic Metals", Vildana Mahmutović, respinge tutte le accuse:
“È una distanza molto lontana dalle nostre attività minerarie sotterranee. Tutti gli studi sono sicuri che ci sia una barriera d’acqua nel mezzo, in modo che le nostre acque sotterranee non influenzino l'approvvigionamento idrico sul lato opposto della collina”.

Nello specifico sulla questione dei metalli pesanti, Vildana Mahmutović fornisce una spiegazione piuttosto interessante.
"I metalli pesanti sono presenti nell'acqua, ma al di sotto dei valori-limite e ciò che è importante e fondamentale da dire è questo: stiamo monitorando i dati da tre anni, prima di iniziare la nostra attività. La presenza di metalli pesanti in quest’acqua è, in realtà, la natura stessa sotterranea di Vareš: sono dati naturali”.

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Vildana Mahmutović, Sustainability Manager di "Adriatic Metals".
Vildana Mahmutović, Sustainability Manager di "Adriatic Metals".Euronews

La spiegazione ha un certo senso, dato che le rocce naturali tutt'intorno sono note fin dall'epoca romana per essere ricche di minerali di ogni tipo.

Un’altra compagnia mineraria, la "Rio Tinto", si è scontrata con il progetto di una miniera di litio nella vicina Serbia.
Le massicce proteste popolari hanno portato le autorità serbe a cambiare idea e a fermare, forse definitivamente, il grande progetto minerario.
Ecco perché "Adriatic Metals", con il suo progetto di miniera d’argento in Bosnia, opta per un approccio diverso: stanno investendo molto nella comunicazione, nella trasparenza, nella stretta collaborazione con le parti interessate a livello locale e nel severo controllo dell’inquinamento, compresi costosi e aggiornati programmi di protezione ambientale.

Vildana Mahmutović ci mostra l'impianto di trattamento dell'acqua in costruzione:
“Questo è il primo impianto di trattamento nella storia del Paese che avrà un circuito chiuso dell'acqua, e di cui siamo molto orgogliosi. Anche se non siamo ancora nell’Unione europea, vogliamo una miniera europea, rispettando tutta la legislazione europea e le convenzioni internazionali: per dimostrare che è possibile avere una “miniera green”.

Una piccola città che rinasce

La città di Vareš ha una storia mineraria secolare. Già i romani cercavano – e trovavano – il minerale nelle montagne intorno a Vareš.
Quando la regione faceva parte dell'Impero austro-ungarico, l’industrializzazione fu intensificata notevolmente.
Ma i magnifici ed enormi edifici in mattoni si stanno sgretolando…
Alcune parti di Vareš sono ridotte ad un paesaggio di rovine.

Anche se Vareš è, in realtà, una cittadina piuttosto graziosa.
Una volta qui vivevano 22.000 persone. Oggi i numeri sono scesi a 8.000.
La disintegrazione della Jugoslavia, la guerra civile, i combattimenti, i massacri, gli sfollamenti, la fuga e il declino economico hanno lasciato tracce inequivocabili: edifici abbandonati, tetti divelti, strade fiancheggiate da case vuote…

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Oggi, però, Vareš sta vivendo una "seconda giovinezza", una autentica svolta.
Grazie alla nuova miniera di minerale, il budget del comune è raddoppiato.
Finalmente ci sono soldi disponibili per le infrastrutture necessarie: ponti, gestione dei rifiuti, isolamento termico e restauro degli edifici.

Un po’ di ottimismo è tornato nell’ufficio del sindaco, anche per merito dei recenti arrivi di nuovi residenti ​​o di rimpatriati dall'estero, e di un numero crescente di famiglie con bambini.
Il sindaco di Vareš, Zdravko Marošević, fa un esempio:
“L'anno scorso avevamo un asilo con 18 alunni. Pochi mesi fa avevano già quattro classi e 60 bambini, ma il prossimo anno il numero delle iscrizioni potrebbe arrivare anche a 100 bambini... Questa era una città morta e ora è tornata ad essere una piccola città vivace, con posti di lavoro, attività e ordine”, spiega il sindaco.

Il sindaco di Vareš.
Il sindaco di Vareš.Euronews

Da tre anni, al liceo di Vareš, c'è anche il corso di estrazione mineraria sotterranea, visto che la società mineraria assume residenti locali: bisogna pur imparare il lavoro!
L'amministrazione scolastica e i genitori vedono in questo corso una reale opportunità per i loro figli.

"Siamo tornati a casa!"

La sera incontro nuovamente Marko, il geologo.
Durante la guerra, la sua famiglia lasciò la regione e si trasferì a Zagabria. Marko ha studiato in Croazia.
Aver trovato lavoro in patria, in Bosnia, gli sembra quasi un piccolo miracolo:
"È pazzesco, incredibile, non potevo immaginare che avrei lavorato qui", sorride, "ma è successo davvero. Non potevo crederci!".

Anche il proprietario del locale, il pizzaiolo Dario Dodik, è tornato a casa.
Non appena ha saputo della nuova miniera, ha lasciato il suo lavoro nella capitale Sarajevo e ha costruito con le sue mani e (480 mattoni) un forno per fare la pizza.

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Dario il pizzaiolo.
Dario il pizzaiolo.Euronews

La sua attività di ristorazione e hotel sta andando bene, e non solo dal punto di vista economico, ma anche umano.
“Tra i miei dipendenti, nel mio ristorante, ci sono cinque rimpatriati dall'Ue. Queste sono persone del posto che hanno lavorato in Repubblica Ceca, Germania e ora lavorano qui, con me. Siamo tornati a casa. E penso che avremo un futuro radioso"

"L'acqua non si può bere. Non più".
"L'acqua non si può bere. Non più".Euronews

Lo staff di produzione

Reporter & MoJo Camera: Hans von der Brelie

Fixer & Translator: Asim Bešlija Video editor & Colours: Marie-Estelle Dieterle

Drone pilotes: Anes Turkovic, Haris Rizvanovic (A.M.)

Soundmix  Mathieu Ducheine

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Production: Géraldine Mouquet & Alice Vignon

Technical Support: Robin Richard

Graphics: Stéphane Bonhomme

Executive Producer: Sophie Claudet

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