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L'Italia e l'energia nucleare, a che punto siamo?

La centrale Enel di Livorno Ferraris, tra Milano e Torino, Italia, 8 aprile 2008
La centrale Enel di Livorno Ferraris, tra Milano e Torino, Italia, 8 aprile 2008 Diritti d'autore Antonio Calanni/AP2008
Diritti d'autore Antonio Calanni/AP2008
Di Giorgia Orlandi
Pubblicato il Ultimo aggiornamento
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Il governo punta ad approvare un disegno di legge per consentire l'uso di nuove tecnologie entro il 2025, ma l'opinione pubblica italiana rimane molto divisa sul tema

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Il ritorno all'energia nucleare, abbandonata dall'Italia con un referendum abrogativo nel 1987, è stato più volte presentato come la soluzione ottimale alla necessità di ridurre il consumo di combustibili fossili. Sebbene al referendum del 2011 la maggioranza degli italiani ha ribadito la sua contrarietà, l'idea sta stuzzicando anche l'attuale governo, in considerazione anche delle sfide geopolitiche poste dalla guerra russo-ucraina che impongono di raggiungere l'indipendenza energetica.

Il ministro dell'ambiente Gilberto Pichetto Fratin ha annunciato l'obiettivo di varare un disegno di legge che regoli l’utilizzo delle nuove tecnologie nel settore entro il 2025. Il governo ha nominato un team di esperti per studiare il quadro legislativo ed è in corso un’indagine sulla questione presso la Commissione Ambiente e la Commissione Attività produttive, Commercio e Turismo della Camera.

Euronews ne ha parlato con Riccardo Zucconi, deputato di Fratelli d’Italia e membro della Commissione Attività produttive, per capire quale sia la posizione dell'esecutivo sulla questione. “L'indagine è ancora in corso - spiega Zucconi - e un'indicazione univoca e determinata ancora non c’è. La creazione di una nuova piattaforma da parte del ministero dell'Energia è significativa, poiché mappa gli impianti nucleari che ancora esistono sia in Italia che in Europa”.

Secondo Zucconi la domanda di energia a livello globale è destinata a raddoppiare nei prossimi dieci anni e le energie rinnovabili da sole non bastano. “Stanno emergendo opzioni alternative, inclusa una nuova generazione di impianti più piccoli, che dovrebbero essere seriamente prese in considerazione”. All'Italia, sottolinea Zucconi, non manca il know-how nel settore.

Secondo il Piano nazionale integrato per l'energia e il clima (Pniec) del governo, l'uso di nuovi tipi di impianti potrebbe coprire fino all'11 per cento della domanda energetica nazionale entro il 2050.

Tuttavia, Zucconi sottolinea l'importanza di coinvolgere i cittadini: “Siamo in una democrazia e l’opinione pubblica deve essere preparata e informata, bisogna sentire i cittadini su questa volontà”, aggiungendo che le vecchie centrali nucleari di grandi dimensioni, che spesso hanno causato avversione nell'opinione pubblica, sono destinate a sparire.

La compatibilità tra energia nucleare e rinnovabili

La questione è quanto il nucleare riesca a contribuire alla transizione verde e la sua compatibilità con le rinnovabili. Come si legge nel paper redatto da Edison, Ansaldo-nucleare e il think-tank The house of Ambrosetti pubblicato in occasione del recente Forum Thea di Cernobbio, investire nel nuovo nucleare può generare un impatto economico di circa 50 miliardi di euro e creare 117mila nuovi posti di lavoro tra il 2030 e il 2050.

Lorenzo Tavazzi, senior partner del gruppo Teha che ha partecipato allo studio, ha spiegato a Euronews che nucleare e rinnovabili possono funzionare insieme. “Energia nucleare e rinnovabili non sono in contrapposizione, sono in integrazione”, afferma. “Questo perché l'energia nucleare può generare una forma di energia continuativa, mentre le rinnovabili sono intermittenti. Quindi, l'integrazione delle due fonti può accelerare l'uso di tecnologie pulite e la decarbonizzazione”.

I lunghi tempi di costruzione, che possono arrivare fino a dieci anni, sono al centro di molte obiezioni. “La variabile tempo è fondamentale perché ha un impatto sui costi di produzione, quindi rispettarli è cruciale”, dice Tavazzi, aggiungendo che il tema dello sviluppo di nuove tecnologie nel settore nucleare è anche europeo e dunque le opportunità della filiera italiana vanno viste al'’interno di un contesto allargato all'Unione europea.

Alcune organizzazioni ambientaliste rimangono contrarie all'uso dell'energia nucleare per la decarbonizzazione. Il think-tank italiano per il clima Ecco ritiene che le tecnologie nucleari siano troppo costose e richiedano troppo tempo per essere implementate, rendendole meno ideali per integrare le energie rinnovabili.

Michele Governatori, responsabile elettricità e gas di Ecco, ha detto a Euronews: “Sempre più ore del giorno e dell'anno vedranno le rinnovabili coprire l'intera domanda di energia. Ciò di cui abbiamo bisogno sono fonti flessibili, che possano essere accese e spente per integrare la disponibilità delle rinnovabili. Ma il nucleare non è flessibile".

"Le rinnovabili stanno crescendo perché sono pronte e accessibili. Per integrarle abbiamo bisogno di riserve flessibili, a zero emissioni di carbonio, e di molto stoccaggio, non di una tecnologia costosa e rigida che richiede lunghi tempi di implementazione come nel caso dell’energia nucleare", sostiene Governatori.

Nel frattempo l'opinione pubblica italiana è molto divisa sulla questione, così come quella europea. Solo un quarto dell'elettricità dell'Ue dipende dall'energia nucleare e il dibattito è ancora aperto.

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