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Myanmar, decine di morti e molti dispersi dopo il passaggio del tifone Yagi

Cittadini su una panchina in una strada allagata a Naypyitaw, nel Myanmar, sabato 14 settembre 2024
Cittadini su una panchina in una strada allagata a Naypyitaw, nel Myanmar, sabato 14 settembre 2024 Diritti d'autore Aung Shine Oo/Copyright 2024 The AP. All rights reserved.
Diritti d'autore Aung Shine Oo/Copyright 2024 The AP. All rights reserved.
Di Euronews Agenzie:  AP
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Questo articolo è stato pubblicato originariamente in inglese

Il bilancio ancora provvisorio delle vittime delle inondazioni e degli smottamenti causati dal tifone Yagi ha raggiunto le 74 persone, secondo quanto dichiarato sabato dalla televisione di Stato del Myanmar

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Il bilancio delle vittime delle inondazioni e degli smottamenti provocati dal passaggio del tifone Yagi nel Myanmar è di almeno 74 persone uccise, alle quali si aggiungono 89 dispersi. Le cifre, ancora provvisorie, sono state diffuse nella giornata di sabato 14 settembre dalla televisione di Stato.

Si teme però che i dati reali siano ben più drammatici, tenuto conto delle difficoltà riscontrate dalle autorità nel raccogliere informazioni dai territori colpiti. Il numero di vittime risulta d'altra parte già più che raddoppiato rispetto ad un bilancio comunicato in precedenza, nel quale si parlava di 33 vittime accertate. Numerose immagini e video sono stati pubblicati sui social network. Alcuni filmati mostrano i soccorritori al lavoro nel tentativo di salvare le persone rimaste intrappolate.

Il tifone Yagi, prima di abbattersi sul Myanmar, aveva colpito il Vietnam, la Thailandia settentrionale, la Cina, le Filippine e il Laos, uccidendo centinaia di persone e causando ingenti danni materiali. Il generale Min Aung Hlaing, capo del consiglio militare al potere, ha di fatto confermato la gravità della situazione spiegando che il regime di Naypyidaw sta già chiedendo aiuto ai Paesi stranieri per fronteggiare la catastrofe.

Sarebbero infatti quasi 240mila le persone che sono state costrette a fuggire per il passaggio dell'evento meteorologico estremo. Una situazione che peserà sul totale già gigantesco di sfollati a causa di guerre e conflitti degli ultimi anni: secondo quanto riferito dall'Onu all'inizio del mese, erano già 3,4 milioni coloro che hanno abbandonato le loro case e le loro terre.

Gli sforzi per cercare le vittime e quantificare i danni sono però complicati. Il Myanmar è in uno stato di guerra civile dal 2021, dopo che l'esercito ha rovesciato il governo di Aung San Suu Kyi. Analisti indipendenti ritengono che i militari controllino in realtà meno della metà del territorio del Paese.

Le regioni più colpite dal tifone sono quelle centrali di Mandalay e Bago, così come quella orientale di Shan, assieme alla capitale Naypyitaw. Proprio in quest'ultima, Min Aung Hlaing e altri ufficiali militari hanno visitato le zone allagate, coordinando i soccorsi, secondo quanto riportato dal quotidiano governativo Myanma Alinn. Gravi problemi anche a Bagan, l'antica capitale del Paese, considerata patrimonio dell'umanità dell'Unesco, dove le piogge sono risultate le più violente degli ultimi 60 anni: diverse mura di templi antichi sono crollate. La stessa testata ha confermato la richiesta di aiuto inviata all'estero. "È necessario gestire le misure di salvataggio, soccorso e cura delle vittime il più rapidamente possibile", ha dichiarato Min Aung Hlaing.

L'entità complessiva dei danni materiali dovrà essere valutata, ma la stessa televisione di Stato, nella serata di sabato, ha riferito che 24 ponti, 375 edifici scolastici, un monastero buddista, cinque dighe, quattro pagode, 14 centraline elettriche, 456 lampioni e più di 65mila case sono stati danneggiati.

Il Myanmar fronteggia condizioni meteorologiche estreme praticamente ogni anno durante la stagione dei monsoni. Nel 2008, il ciclone Nargis uccise più di 138mila persone. In quel caso, il governo militare allora al potere ritardò l'accettazione di aiuti internazionali e, quando alla fine cedette, ne controllò strettamente la distribuzione, impedendo ogni tipo di monitoraggio parte dei donatori.

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