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Ue: le sfide del commissario europeo per l'industria della difesa

Ursula von der Leyen insieme a Volodymyr Zelensky a Kiev nel 2022
Ursula von der Leyen insieme a Volodymyr Zelensky a Kiev nel 2022 Diritti d'autore AP Photo
Diritti d'autore AP Photo
Di Paula SolerJack Schickler
Pubblicato il Ultimo aggiornamento
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Questo articolo è stato pubblicato originariamente in inglese

Al nuovo membro dell'esecutivo europeo spetterà il difficile compito di unire e rafforzare un settore frammentato e alle prese con numerose crisi internazionali

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Ursula von der Leyen ha promesso di nominare un commissario per la Difesa come parte dei suoi progetti per il secondo mandato alla guida della Commissione europea. Una figura che avrà il difficile compito di compattare un settore la cui crescita è stata a lungo frammentata in un complicato contesto internazionale.

L'aumento della spesa militare

Molti politici ammettono che l'Europa, da tempo abituata a risparmiare sulle spese militari, debba investire di più dopo la guerra in Ucraina. Dal 1999 al 2021 la spesa combinata per la difesa nel blocco è aumentata del 20 per cento, mentre quella della Russia è aumentata del 300 per cento, quella della Cina del 600 per cento.

L'industria dell'Ue però non è abbastanza forte: la maggior parte delle acquisizioni nel settore della difesa da parte degli Stati membri avviene ancora al di fuori dell'Europa. Il mercato globale è dominato dalle aziende statunitensi. In testa, tra le aziende europee, c'è la britannica Bae Systems, il cui fatturato nel settore della difesa è quasi il doppio di quello della sua più vicina rivale europea, l'italiana Leonardo.

Ciò lascia diverse lacune nella catena di approvvigionamento. In un articolo di marzo per il Carnegie Endowment for International Peace, l'analista Sophia Besch ha sottolineato che munizioni e sorveglianza sono due settori in cui l'Ue è carente.

Le politiche per risolvere il problema sono complesse. Se l'Ue è normalmente responsabile dell'unificazione dei mercati nazionali, la politica militare è gelosamente custodita dalle capitali. Un sistema di veti degli Stati membri permette ai Paesi scettici come l'Ungheria di bloccare le decisioni di Bruxelles in materia di difesa, compreso il sostegno all'Ucraina.

Tutto ciò mette l'Ue in una situazione difficile, nonostante alcune cooperazioni e fusioni, ha dichiarato a Euronews Dylan Macchiarini Crosson del Centro per gli studi di politica europea. "La base industriale della difesa dell'Ue è incredibilmente frammentata al momento - dice Crosson -. Le aziende europee rispondono ancora in larga misura alle esigenze di un solo cliente nazionale: il loro ministero della Difesa".

La sua analisi è condivisa dai politici a Bruxelles. "Non ci sono abbastanza fondi, non c'è abbastanza pianificazione coordinata e non c'è un vero mercato unico per le industrie della difesa - ha dichiarato l'europarlamentare francese Nathalie Loiseau di Renew Europe -. Non possiamo continuare con l'attuale stato di cose".

I compiti del prossimo commissario Ue alla Difesa

Risolvere questi problemi sarà un compito difficile per il nuovo commissario di von der Leyen.

In una strategia presentata a marzo la Commissione si è impegnata a mobilitare investimenti nel settore della difesa per un valore di 1,5 miliardi di euro in tre anni, nonostante l'industria abbia trovato la cifra insoddisfacente.

"Gli aumenti di bilancio che vediamo attualmente non sono al livello necessario per garantire che l'Europa possa difendersi", dato il tempo necessario per colmare le "enormi" lacune di capacità, ha dichiarato Burkard Schmitt di Asd Europe a Euronews.

"L'industria è alla ricerca di una migliore pianificazione e di maggiori fondi - ha aggiunto Schmitt, responsabile dei settori della difesa e della sicurezza -. Per essere più efficienti e ridurre i costi sarebbe importante che gli Stati membri allineassero e sincronizzassero le loro esigenze. Mancano ancora chiarezza, visibilità e affidabilità in vista del futuro".

Cosa prevede la spesa militare

Anche nella difesa bisognerebbe stabilire standard tramite regolamenti: secondo Crosson in Europa le norme esistenti vengono spesso ignorate. Ciò significa, ad esempio, che l'Ucraina potrebbe ricevere attrezzature non pronte all'uso, come proiettili che non funzionano con gli obici.

"L'Ue dovrebbe continuare a usare la sua forza normativa per svolgere un ruolo in questo campo", ha detto Crosson. Questione che potrebbe rivelarsi difficile secondo Sascha Ostanina, policy fellow del Centro Jacques Delors.

"I principali produttori di difesa in Europa - Germania, Francia e Italia - sarebbero lieti di ricevere maggiori regole - ha detto Ostanina -. Tuttavia, questo squilibrio produttivo svantaggia gli altri Stati membri".

Anche i sussidi di Bruxelles, secondo l'esperta, non sempre funzionano per convincere i governi nazionali riluttanti. In molti casi "gli Stati membri dell'Ue preferiscono intraprendere i loro progetti di difesa bilateralmente o trilateralmente per evitare l'onere aggiuntivo del coordinamento europeo".

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Acquisti made in Ue

Una sfida politica importante per il nuovo commissario alla Difesa sarà la misura in cui le esigenze dell'Ue dovranno essere soddisfatte da fonti interne. In base alla recente strategia dell'Ue l'obiettivo è che il 35 per cento della spesa per la difesa provenga dall'interno del blocco entro il 2030. Si tratta di una cifra relativamente modesta ma che rappresenta un aumento significativo rispetto al 22 per cento registrato subito dopo l'invasione russa.

Ci sono chiare ragioni per cui l'Europa vuole rafforzare la propria industria, non ultimo il rischio di una seconda amministrazione Trump negli Stati Uniti, che potrebbe indebolire l'impegno degli Usa nei confronti della Nato. "Affidarsi ai sistemi di armamento statunitensi è stato possibile una volta, subito dopo l'invasione su larga scala da parte della Russia, ma sarebbe imprudente per gli europei usare di nuovo questa stampella", ha detto Crosson.

I contribuenti sono anche più propensi a sostenere le spese che favoriscono i posti di lavoro europei. "In un mondo in cui i grandi operatori favoriscono le proprie industrie della difesa dovremmo smettere di essere ingenui e costruire una preferenza europea", ha detto Loiseau.

"Dobbiamo immaginare coalizioni ad hoc di persone capaci e volenterose per aumentare e rafforzare la difesa europea - ha detto Loiseau -. Queste coalizioni dovrebbero includere Paesi come il Regno Unito e la Norvegia".

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Secondo alcuni analisti il nuovo commissario europeo per la difesa dovrà soprattutto essere paziente. "Dopo decenni di investimenti insufficienti e di ridimensionamento delle capacità produttive questo adeguamento non può avvenire da un giorno all'altro - ha detto Schmitt -. Sarebbe saggio fare un'attenta valutazione per determinare per quali capacità possiamo accettare di dipendere da fonti non europee e per quali invece dovremmo affidarci a produttori europei".

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