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Draghi più gradito di von der Leyen alla presidenza della Commissione Ue secondo i cittadini europei

La presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen e l'ex presidente della BCE Mario Draghi
La presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen e l'ex presidente della BCE Mario Draghi Diritti d'autore European Union - Aurore Martignoni
Diritti d'autore European Union - Aurore Martignoni
Di Gerardo Fortuna
Pubblicato il Ultimo aggiornamento
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Questo articolo è stato pubblicato originariamente in inglese

Un sondaggio condotto su 50mila cittadini dei 27 Paesi dell'Unione indica che il gradimento di Mario Draghi è superiore a quello di Ursula von der Leyen come presidente della prossima Commissione europea

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La "corsa" per il posto di presidente della prossima Commissione europea è stata dipinta da alcuni come una corsa a due. Protagonisti l'attuale capo dell'organismo esecutivo comunitario Ursula von der Leyen e l'italiano Mario Draghi, ex presidente della Banca centrale europea. Un sondaggio indica che quasi la metà degli europei considera entrambi una buona scelta per guidare la prossima Commissione, con la tedesca che però risulta leggermente in svantaggio rispetto all'economista: 47% contro 49%. Al contempo, sebbene un terzo (33%) degli intervistati non sia favorevole alla candidatura di Draghi, il mancato apprezzamento nei confronti di von der Leyen è cresciuto al 37%.

Il sondaggio, condotto dalla società di ricerche sociali e di mercato Polling Europe nell'ultima settimana di maggio, si basa su oltre cinquemila interviste distribuite proporzionalmente rispetto alla popolazione dei 27 Paesi dell'UE. Oltre a von der Leyen e Draghi, gli intervistati sono stati interpellati per conoscere il loro parere sui commissari Nicolas Schmit e Thierry Breton, i cui indici di gradimento si attestano rispettivamente al 37% e al 39%.

La candidatura di Draghi alla Commissione è al momento puramente teorica, mentre von der Leyen è attivamente in corsa come candidato principale del Partito Popolare Europeo (PPE) di centro-destra, che si prevede otterrà il maggior numero di seggi al Parlamento europeo dopo le elezioni. Von der Leyen è andata meglio tra gli intervistati dei Paesi dell'Europa centro-orientale (53%) e settentrionale (54%), con una buona performance in Spagna (56%) - nonostante nel Paese siano i socialisti a governare.

La conservatrice tedesca non è riuscita invece a raccogliere più della metà (45%) dei consensi nella sua Germania, anche se ha superato comunque Draghi, che ha ottenuto il 41%. La preferenza per l'attuale capo della Commissione scende al 29% tra i francesi, che hanno preferito il connazionale Thierry Breton (40%). Il sostegno più forte a Draghi proviene dall'Europa meridionale (59%), favorito da una forte approvazione in Italia (68%).

L'equilibrio geografico e politico rappresenta un fattore importante per determinare il modo in cui saranno riempite le caselle di vertice dell'UE dopo le elezioni: la conferma di von der Leyen a capo della Commissione potrebbe essere affiancata dalla nomina a presidente del Consiglio europeo di un socialista proveniente dal sud dell'Europa, come l'ex primo ministro portoghese Antonio Costa.

Secondo i risultati del sondaggio, il sostegno alla coppia divide però fortemente i diversi partiti europei. Von der Leyen può contare su un forte sostegno da parte degli intervistati che voteranno per i partiti tradizionali: cristiano-democratici, socialisti e liberali (rispettivamente 70%, 62% e 58%). Anche gli elettori ecologisti sembrano apprezzarla (55%), nonostante i Verdi non abbiano appoggiato la sua nomina nel 2019. D'altra parte, l'indice di gradimento della von der Leyen crolla al lato estremo dell'emiciclo, con l'estrema destra al 25% e la sinistra al 38%.

Se questo sostegno venisse confermato alle urne, von der Leyen resterebbe la scelta più naturale. Draghi sembra godere di un sostegno leggermente inferiore tra i tre gruppi tradizionali, ma più trasversale nel complesso: non scende al di sotto del 40%. Inoltre, con un solido 55% di approvazione da parte dei conservatori, potrebbe essere proprio il gruppo popolare a risultare decisivo in Parlamento. Draghi, in altri termini, potrebbe rappresentare un'opzione valida nel caso in cui non emerga una chiara maggioranza dopo le elezioni e i leader dell'UE preferiscano nominare una figura meno divisiva.

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