Polonia e Bulgaria devono trovare in fretta un'alternativa al gas russo

Un lavoratore bielorusso in una una stazione di compressione del gas del gasdotto Yamal-Europe vicino a Nesvizh, in Bielorussia, dicembre 2006
Un lavoratore bielorusso in una una stazione di compressione del gas del gasdotto Yamal-Europe vicino a Nesvizh, in Bielorussia, dicembre 2006 Diritti d'autore AP Photo/Sergei Grits
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Di Alice Tidey
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La decisione di Gazprom di chiudere i rubinetti non interesserà i consumatori, almeno fino al prossimo inverno, ma le industrie dei due paesi saranno colpite

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Le temperature primaverili limiteranno per il momento l'impatto del taglio delle forniture di gas a Polonia e Bulgaria da parte della Russia. I due paesi però devono trovare alla svelta delle alternative energetiche per l'industria e per riscaldare le case.

La decisione di Gazprom, annunciata martedì sera, è stata definita un "ricatto" da Ursula von der Leyen e un "forte richiamo" per il blocco europeo, che ha bisogno di "partner affidabili per costruire la sua indipendenza energetica". La presidente della Commissione europea ha anche cercato di minimizzare le conseguenze, sottolineando che i paesi vicini si sono fatti avanti per fornire gas a Polonia e Bulgaria.

Le autorità di entrambi i paesi hanno anche diffuso una nota rassicurante: il primo ministro della Bulgaria, Kiril Petkov, ha fatto riferimento all'imminente completamento dell'interconnettore di gas Grecia-Bulgaria (Igb), che porterà soprattutto gas azero al paese, mentre il ministro polacco del clima e dell'ambiente, Anna Moskwa, ha sottolineato che le riserve significano che "ci sarà gas nelle case polacche".

Tuttavia, stando ad alcuni analisti interpellati da Euronews, se il consumatore medio è protetto dal taglio di gas russo fino all'inverno, il quadro è molto diverso per l'industria.

"L'inverno polacco sarà difficile"

Secondo l'Agenzia Internazionale dell'Energia (Aie) il carbone ha costituito poco più del 40% del mix energetico della Polonia nel 2020, seguito dal petrolio (circa il 30%) e dal gas naturale (circa il 18%), con il resto proveniente dai biocarburanti e dai rifiuti, nonché da altre fonti di energia rinnovabile tra cui l'eolico e il solare.

La Polonia genera meno della metà - il 46% - del suo fabbisogno energetico, producendo circa l'80% del carbone che consuma, ma solo il 20% del gas e il 3% del petrolio. Il resto del fabbisogno energetico viene dalle importazioni. Secondo il Forum Energii, un centro di ricerca, circa la metà del gas e quasi due terzi del petrolio che la Polonia importa vengono dalla Russia.

Queste cifre sono alte, ma molto più basse di qualche anno fa, quando circa l'80% delle importazioni di gas della Polonia veniva dalla Russia. Quando è arrivata la decisione di Gazprom, Moskwa ha affermato che il paese si era preparato per uno scenario del genere e che "grazie agli investimenti in infrastrutture, come il Baltic Pipe o le connessioni con altri Stati membri, il sistema del gas polacco è in grado di abbandonare completamente le forniture dalla Russia". La ministra polacca ha aggiunto che le riserve di gas sono al 76% della capacità.

La dottoressa Joanna Maćkowiak Pandera, presidente di Forum Energii, ha spiegato a Euronews che "la decisione di Gazprom non influenzerà la produzione di elettricità" in Polonia. "Il problema maggiore - ha detto Pandera - sarà affrontato dall'industria, che è il più grande consumatore di gas in Polonia: ne consuma il 42%. Poi vengono le famiglie e il settore del riscaldamento. L'inverno per il riscaldamento sarà certamente difficile".

Il Baltic Pipe, che porterà il gas naturale dalla Norvegia alla Polonia attraverso la Danimarca, non è ancora stato completato a causa dei ritardi accumulati. Ci si aspetta che fornisca 10 miliardi di metri cubi di gas all'anno alla Polonia, circa la metà del consumo totale del paese.

Al momento è previsto che entri in funzione il 1° ottobre, anche se con volumi inferiori, e che sia pienamente operativo dal 1° gennaio 2023, all'inizio .

La Bulgaria ha bisogno di "accordi di solidarietà"

Il carbone è la principale fonte di energia anche della Bulgaria, seguita da vicino dal petrolio e dal nucleare. Il gas naturale rappresenta solo il 10-15% del suo mix energetico, mentre il resto è fornito da biocarburanti, energia idroelettrica, eolica e solare.

Ma almeno tre quarti delle importazioni di gas del paese provengono attualmente dalla Russia, e il gas è fondamentale per il "segmento dei consumatori industriali del mercato", ha detto a Euronews Martin Vladimirov, direttore del programma Energia e Clima del Centro per lo Studio della Democrazia.

"Un terzo della domanda bulgara di gas proviene dalla più grande raffineria del sud-est europeo (anch'essa di proprietà della Russia), dagli impianti di fertilizzazione, dalle fabbriche di vetro e dai produttori petrolchimici - ha detto Vladimirov -. Senza una fornitura di gas alternativa stabile e consistente, sarebbe difficile per la Bulgaria assicurare le esigenze di consumo di gas dell'industria e non si possono escludere razionamenti e interruzioni di produzione".

Secondo Vladimirov le riserve di gas della Bulgaria sono solo al 17%, "il che significa che al suo attuale tasso di prelievo di circa quattro milioni di metri cubi al giorno, il paese non sarebbe in grado di soddisfare la domanda interna di gas per più di due o tre settimane".

Le autorità del paese puntano ora sull'Igb. Il gasdotto permetterà alla Bulgaria di essere collegata al Corridoio meridionale del gas, un percorso di approvvigionamento di gas naturale che viaggia attraverso la Turchia, la Georgia e l'Azerbaigian fino ai terminali greci e italiani. Ma è improbabile che l'Igb entri pienamente in funzione prima che le temperature scendano di nuovo.

Secondo Vladimirov "è più probabile che i lavori di costruzione finiscano a settembre, poi c'è un processo di certificazione di 3 mesi". Quando i rubinetti dell'Igb saranno completamente aperti, però, dovrebbe fornire un miliardo di metri cubi di gas all'anno. In ogni caso, per Vladimirov è probabile che "la Bulgaria dovrà cercare ulteriori alternative, anche firmando contratti di fornitura di lng (gas naturale liquefatto) a lungo termine con attori alternativi come gli Stati Uniti, il Qatar o l'Algeria".

"Come misura immediata - ha detto Vladimirov - il governo bulgaro dovrebbe firmare accordi di solidarietà con la Grecia e la Romania per forniture alternative di gas, dato che la fornitura russa al mercato dell'Europa sudorientale si riduce".

L'Ue guarda a Usa, Qatar e Corea del Sud

Due settimane dopo che Mosca ha lanciato il suo attacco militare contro l'Ucraina l'Ue ha promesso di ridurre le sue importazioni di gas russo di due terzi entro la fine dell'anno. Bruxelles ha poi raggiunto un accordo con Washington alla fine del mese scorso in base al quale gli Stati Uniti quest'anno aumenteranno le loro forniture di gas naturale liquefatto di 15 miliardi di metri cubi per mitigare la perdita di gas dalla Russia. Gli Stati Uniti dovrebbero poi fornire altri 50 miliardi di metri cubi di gnl fino al 2030.

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Bruxelles si è anche impegnata ad accelerare gli investimenti nelle rinnovabili e in nuovi terminali per stoccare il gnl acquistato da paesi come il Qatar, la Corea del Sud e Israele. Questi possono poi essere riutilizzati per l'idrogeno, che per l'Ue è una componente chiave della sua transizione verso la neutralità carbonica, da raggiungere entro il 2050.

Von der Leyen ha ribadito che il blocco sta lavorando per "assicurare forniture di gas alternative da altri partner", aggiungendo che la decisione di Gazprom è "un forte promemoria che abbiamo bisogno di lavorare con partner affidabili". Secondo la Commissione l'Ue ha il potenziale per importare altri 50 miliardi di metri cubi di gnl all'anno.

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