Il lungo percorso dell'Ucraina per accedere all'Unione europea

Il Vice capo dell'Ufficio del Presidente dell'Ucraina, Ihor Zhovkva, intervistato da Euronews
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La consegna al presidente Zelensky del questionario per ottenere lo status di Paese candidato è stato un atto dal forte valore simbolico, ma le conseguenze pratiche non sono immediate. Fra i governi degli Stati membri, c'è chi frena le ambizioni di Kiev

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Il governo ucraino sta compilando il questionario per ottenere lo status di Paese candidato all'adesione all'Unione europea, che la presidente della Commissione Ursula von der Leyen ha consegnato direttamente nelle mani del presidente Volodymyr Zelensky durante la sua visita a Kiev. Un momento dal grande valore simbolico, ma che non spalanca automaticamente le porte dell'Ue agli ucraini.

Il lungo documento richiede informazioni sulla situazione economica e politica nazionale ucraina. Una spiegazione dettagliata, che il governo di Kiev sembra determinato a fornire in tempi brevi, nonostante la situazione di guerra in cui si trova il Paese. O forse, è proprio il conflitto a rendere più urgente l'avvicinamento all'Unione, reso possibile dallo spiraglio aperto dalle istituzioni fin dalla prima menzione di Ursula von der Leyen, in un'intervista a Euronews.

"Ci serve in fretta una risposta"

“Completeremo il questionario molto rapidamente, come ha promesso il nostro presidente a Ursula von der Leyen. I nostri ministeri competenti e le nostre agenzie stanno lavorando 24 ore su 24, sette giorni su sette per compilare questo documento", dice a Euronews Ihor Zhovkva,Vice capo dell'Ufficio del Presidente ucraino.

“Una volta restituito, ci è stato promesso che la Commissione europea fornirà rapidamente il proprio parere sulla nostra adesione e lo sottoporrà al Consiglio europeo".

Gli ucraini reclamano un posto in Europa che ritengono di meritare a pieno titolo. "Supereremo tutte le fasi. Non salteremo nessuna tappa. Ma non possiamo permetterci un'attesa di decenni per la risposta alla nostra richiesta. Ci serve in fretta, molto, molto rapidamente. E ce la meritiamo tutta, perché ora stiamo combattendo non solo per l'Ucraina, ma per tutti i Paesi europei", afferma Zhovkva.

Un processo lungo e tortuoso

Nella sua decisione, l'Unione dovrà tenere conto delle circostanze molto difficili in cui si trova l'Ucraina al momento. Mentre la Commissione ha accettato di aiutare l'Ucraina a perseguire la sua ambizione, le posizioni degli Stati membri sono Stati divergenti.

Alcuni spingono per un’immediata prospettiva di adesione: i presidenti di Polonia, Bulgaria, Cechia, Estonia, Lettonia, Lituania, Slovenia e Slovacchia hanno espresso il loro appoggio in una lettera ufficiale rivolta agli altri membri dell’Ue e un parere positivo è arrivato anche dal primo ministro greco Kyriakos Mitsotakis.

Il governo olandese, invece, insiste sulla necessità di evitare una corsia preferenziale per il Paese, visto che la lista d'attesa è molto lunga. Allo status di Paese candidato che l'Ucraina richiede aspirano infatti anche Bosnia-Erzegovina, che ha presentato domanda nel 2016, e il Kosovo, che però non è nemmeno riconosciuto come Paese indipendente da diversi membri dell’Ue.

Poi ci sono i Paesi candidati, che però non hanno ancora ottenuto l'inizio dei negoziati di adesione, per cui è necessaria l’unanimità di tutti gi membri attuali dell'Ue. Aspettano il via libera l’Albania, Paese candidato dal 2014, e la Macedonia del Nord, dal 2005, quando ancora si chiamava Macedonia.

Il Paese, infatti, ha persino modificato il proprio nome ufficiale per risolvere una disputa con la Grecia e facilitare le trattative. Ma nel 2019 tre Paesi si opposero al volere degli altri 25 e nel 2020 fu la Bulgaria a esprimere parere contrario, per una contrasto dai contorni non ben definiti sulla lingua e l’identità macedone.

Nemmeno intraprendere i negoziati è garanzia di successo: la Turchia lo ha fatto nel 2005, il Montenegro nel 2012 e la Serbia nel 2014, ma in tutti e tre i casi le trattative sono in stallo. L’Islanda le ha formalmente sospese nel 2013, dopo tre anni dall'inizio.

I criteri di Copenaghen e la lunga attesa dei Paesi candidati

Per entrare nell’Ue bisogna infatti rispettare una serie di parametri, detti «criteri di Copenaghen». Si tratta di una serie di condizioni richieste al Paese aderente: istituzioni stabili che garantiscano democrazia, diritti e rispetto delle minoranze; un’economia di mercato funzionante e la capacità di assumere gli obblighi relativi agli obiettivi dell’Unione in materia politica, economica e monetaria.

In condizioni normali, quindi, possono volerci molti anni prima che un Paese ottenga lo status di candidato e ancora più tempo per l'adesione effettiva all'Unione europea. La questione sarà discussa dai Capi di Stato e di governo dell'Ue nel Consiglio europeo di giugno, ma la strada per l'Ucraina, non è certo in discesa.

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