L'Agenzia Internazionale per le Energie Rinnovabili prevede maggiori investimenti nell'idrogeno verde entro il 2050, l'energia atomica attuale è ormai desueta
“Puntare su rinnovabili e idrogeno e non sul nucleare”, sono queste le indicazioni del Direttore Generale dell'Agenzia Internazionale per le Energie Rinnovabili, Francesco La Camera, che abbiamo intervistato.
Ridurre le emissioni del 55% entro il 2030, ricordiamolo, è l'obiettivo della Commissione europea, ritenuto però poco praticabile dai più critici. Intanto la Commissione Ue propone di trasformare tutti i regolamenti in materia di energia in leggi vincolanti e chiederà agli Stati membri di adeguarsi il prima possibile. Un sacrificio che non tutti sono pronti a fare.
Direttore La Camera, secondo lei quali sono gli Stati che si opporranno?
“Ovviamente quegli Stati dove l’utilizzo dei combustibili fossili, del carbone e della lignite è ancora molto diffuso. Ci sono poi anche nuove sfide come quella della Germania che vuole uscire dal nucleare”.
Sul nucleare, la Commissione non ha ancora deciso se considerarla o meno una fonte rinnovabile nel nuovo sistema di etichettatura di sostenibilità, la cosiddetta tassonomia.
“Sono quasi certo che oggigiorno nessuna compagnia privata sarebbe pronta ad investire nel nucleare. Vale sicuramente la pena di continuare ad investire in ricerca, ma almeno in questo momento non sembra che il nucleare giocherà un ruolo importante nei prossimi anni”.
Cosa pensa dell’idrogeno, il tanto atteso "hype", riuscirà a sostituire i combustibili fossili. È davvero pulito come dicono?
“Secondo le nostre previsioni il 70% dell’idrogeno utilizzato nel 2050 sarà verde, ovvero prodotto totalmente da energie rinnovabili e il restante 30 % sarà blu, che è prodotto invece da miscele di gas, plastiche e combustibili fossili. Bisogna infatti che i paesi fortemente dipendenti dal gas possano continuare in qualche modo ad utilizzarlo. Ovviamente in futuro l'idrogeno verde sarà il più competitivo, non solo il più pulito”.