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Norvegia e trivellazioni: la Corte europea crea un precedente per la responsabilità climatica

La Norvegia deve completare le valutazioni ambientali prima di futuri progetti di trivellazione, stabilisce il tribunale
La Norvegia deve completare le valutazioni ambientali prima di futuri progetti di trivellazione, stabilisce il tribunale Diritti d'autore  Jan-Rune Smenes Reite/Pexels
Diritti d'autore Jan-Rune Smenes Reite/Pexels
Di Craig Saueurs
Pubblicato il
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La Corte europea dei diritti dell’uomo stabilisce che i governi devono valutare l’impatto climatico globale prima di autorizzare nuove estrazioni di petrolio e gas. Precedente storico per la responsabilità climatica

La Corte europea dei diritti dell'uomo ha emesso una sentenza storica che stabilisce un precedente importante per la responsabilità climatica dei governi.

Nel caso Greenpeace Nordic e altri contro la Norvegia, due Ong – Greenpeace Nordic e Nature and Youth – insieme a sei attivisti, contestavano la decisione della Norvegia di concedere licenze per l’esplorazione petrolifera nel Mare di Barents, sostenendo che l’assenza di una valutazione completa dell’impatto climatico violava i loro diritti umani.

La Corte ha stabilito che, pur non essendo stati violati i diritti umani nel caso specifico, tutti i futuri progetti di estrazione di petrolio e gas dovranno includere una valutazione dell’impatto climatico globale, comprese le emissioni derivanti dalla combustione dei combustibili fossili, ovunque queste si verifichino.

La soddisfazione degli ambientalisti

“Questa sentenza costituisce un potente precedente: i governi non possono approvare progetti che causano danni irreversibili al clima senza un controllo giudiziario”, ha dichiarato Sébastien Duyck, avvocato del Centro per il diritto ambientale internazionale (Ciel).

Per gli ambientalisti, la decisione è una vittoria strategica: la Corte conferma che gli Stati hanno il dovere legale di considerare tutte le conseguenze climatiche dei nuovi progetti petroliferi e di gas prima di rilasciare licenze di produzione, includendo le emissioni cumulative e quelle a valle, derivanti dalla combustione dei combustibili fossili.

Il caso diventato precedente

Il caso ha origine nel 2016, quando le Ong e gli attivisti hanno contestato l’apertura del Mare di Barents all’esplorazione petrolifera. Dopo che i tribunali norvegesi avevano respinto i ricorsi, il caso è arrivato a Strasburgo nel 2021. La Corte europea ha ora sottolineato che la Norvegia dovrà effettuare valutazioni climatiche complete e aggiornate prima di autorizzare nuove trivellazioni.

La sentenza si inserisce in un contesto giuridico più ampio, in cui i diritti ambientali e la tutela del clima vengono progressivamente riconosciuti come diritti fondamentali. A luglio, la Corte Suprema delle Nazioni Unite ha affermato che “un ambiente pulito, sano e sostenibile” è un diritto umano.

Per ora, le licenze norvegesi consentono solo l’esplorazione. La produzione sarà possibile solo dopo approfondite valutazioni di impatto climatico, aprendo la strada a un maggiore controllo dei governi da parte dei cittadini, delle Ong e dei tribunali.

Secondo gli esperti legali, la decisione rappresenta un passo fondamentale verso l’allineamento della legge sui diritti umani alla responsabilità per il clima. “Espandere la produzione di combustibili fossili di fronte all’aggravarsi dell’emergenza climatica è giuridicamente indifendibile”, ha concluso Nikki Reisch, direttore del programma clima ed energia del Ciel.

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