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Perché il Mediterraneo è così a rischio alluvioni? Un nuovo studio analizza il caso Emilia-Romagna

Vigili del fuoco usano un gommone per evacuare i civili dopo l'alluvione a Faenza, in Emilia-Romagna, Italia, giovedì 19 settembre 2024.
Alluvioni a Faenza, in Emilia-Romagna, Italia. I vigili del fuoco usano un gommone per evacuare i residenti, giovedì 19 settembre 2024. Diritti d'autore  Fabrizio Zani/LaPresse via AP
Diritti d'autore Fabrizio Zani/LaPresse via AP
Di Hannah Docter Loeb
Pubblicato il
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Alluvioni estreme in Italia: un nuovo studio esamina le condizioni che le favoriscono partendo da quanto accaduto in Emilia-Romagna negli ultimi anni

A maggio 2023, alluvioni estreme hanno devastato l'Emilia-Romagna, causando la morte di 17 persone e lo sfollamento di migliaia di residenti con danni stimati in 8,5 miliardi di euro. Da allora la regione ha conosciuto altre alluvioni devastanti.

Un nuovo studio, pubblicato su Scientific Reports, analizza le condizioni che hanno alimentato le alluvioni nel Mediterraneo e le implicazioni per i futuri eventi estremi.

Che cosa provoca le alluvioni?

Le alluvioni sono spesso causate da precipitazioni estreme. Con il riscaldamento del clima, gli episodi di piogge intense sono destinati ad aumentare, portando ad alluvioni più frequenti e intense.

In Europa ci sono alcune regioni più esposte alle alluvioni legate al clima, come il Mediterraneo. Ma il fenomeno è influenzato da molti fattori, tra cui l'umidità del suolo, l'uso del suolo e la sensibilità del deflusso al livello del mare.

Come mostra lo studio, spesso è la concomitanza di più elementi.

I ricercatori hanno rilevato che le alluvioni del 2023 in Italia non furono il risultato di un unico episodio di precipitazioni estreme. Al contrario, furono alimentate dall'accumulo di pioggia per diversi giorni, favorito dalla topografia della regione.

Che cos'è l'effetto “cul-de-sac”?

La regione ha sperimentato quello che i ricercatori definiscono effetto “cul-de-sac”. Le montagne hanno bloccato l'umidità proveniente dall'Adriatico, intrappolando la pioggia nell'area.

Un ciclone stazionario ha prolungato il nubifragio, innescando le alluvioni estreme (e rare) osservate nel 2023. L'effetto “cul-de-sac” probabilmente ha contribuito anche alle alluvioni dell'anno successivo.

Sulla base di ciò, i ricercatori ritengono che alluvioni altrettanto estreme possano verificarsi in aree geografiche simili.

“La nostra analisi mostra che il tipo di ciclone persistente che ha causato le alluvioni del 2023 e del 2024 in Emilia-Romagna non è unico di questa regione”, afferma Enrico Scoccimarro, primo autore dello studio e ricercatore senior presso il Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici (CMCC).

“Altre aree del Mediterraneo con una geografia simile potrebbero affrontare gli stessi rischi.”

I modelli futuri potrebbero prevedere meglio le alluvioni

Con il cambiamento climatico, questo episodi estremi diventeranno probabilmente più frequenti. È importante prepararsi adeguatamente, progettando sistemi di allerta precoce efficienti e accurati.

Per questo gli autori introducono un indicatore di “persistenza della densità dei cicloni”, che aiuterebbe i previsori a tracciare i cicloni in grado di provocare eventi di maltempo estremo nelle aree vulnerabili.

“Questo lavoro rappresenta il primo passo di un piano di lungo periodo per sviluppare, al CMCC, sistemi di allerta precoce per gli eventi alluvionali su scala stagionale”, afferma Scoccimarro.

“Il nostro obiettivo è superare gli attuali limiti dei modelli numerici più avanzati, migliorare la capacità di prevedere direttamente le precipitazioni estreme e aiutare le comunità a prepararsi meglio alle alluvioni.”

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