Il prestito di riparazione per l'Ucraina è in dubbio dopo che Italia, Bulgaria, Malta e Repubblica Ceca si sono unite all'opposizione belga e hanno chiesto "soluzioni alternative". I leader dell'Ue si riuniranno giovedì per decidere come soddisfare le esigenze di Kiev per i prossimi due anni
La proposta dell'Unione europea di concedere un prestito di riparazione all'Ucraina sta affrontando "diverse pressioni da diverse parti", ha avvertito l'Alta Rappresentante della politica estera dell'Ue, Kaja Kallas, mentre altri Paesi, tra cui l'Italia si aggiungono al coro di scetticismo, chiedendo di percorrere "soluzioni alternative".
"L'opzione più credibile è il prestito di riparazione, ed è su questo che stiamo lavorando. Non siamo ancora arrivati a questo punto, ed è sempre più difficile, ma stiamo lavorando", ha dichiarato lunedì mattina Kallas, prima di una riunione dei ministri degli Esteri a Bruxelles.
"Abbiamo ancora qualche giorno", ha aggiunto, riferendosi al vertice cruciale che si terrà giovedì e che vedrà i leader decidere come soddisfare le esigenze finanziarie e militari dell'Ucraina per i prossimi due anni. Si prevede che l'Ue contribuisca con almeno 90 miliardi di euro.
Le sue osservazioni arrivano dopo che Italia, Bulgaria, Malta hanno espresso nuove riserve sul prestito di riparazione, rafforzando in modo significativo l'opposizione del Belgio.
Venerdì, i tre Paesi, congiuntamente con il Belgio, hanno presentato una dichiarazione che invitava la Commissione a esplorare "soluzioni alternative" con "parametri prevedibili" e "rischi significativamente minori".
Queste soluzioni, hanno detto, dovrebbero fungere da "ponte" per garantire che Kiev rimanga finanziata e che i leader abbiano più tempo per discutere le due principali opzioni sul tavolo: il prestito di riparazione basato sugli asset russi o il prestito comune a livello Ue.
Secondo la dichiarazione, come riporta il principale quotidiano economico di Francia Les Echoes, invocare l'articolo 122 del Trattato sul funzionamento dell'Ue "ha conseguenze giuridiche, finanziarie, procedurali e istituzionali che potrebbero estendersi ben oltre il caso specifico" dei beni russi.
Per quanto riguarda la posizione dell'Italia, "questo non vuol dire che Giorgia Meloni sia contraria al prestito di riparazione", ha affermato un diplomatico europeo a Les Echos, sottolineando la volontà della premier di dare delle garanzie al leader della Lega e ministro dei Trasporti, Matteo Salvini.
Separatamente, Andrej Babiš, il nuovo primo ministro della Repubblica Ceca, ha detto di essere d'accordo con le preoccupazioni del primo ministro belga Bart De Wever, che ha incontrato la scorsa settimana, e ha suggerito che la Commissione "deve trovare altri modi" per aiutare Kiev.
"In ogni caso, non contribuiremo finanziariamente agli aiuti", ha dichiarato Babiš. "Non possiamo fornire denaro dal bilancio ceco o garanzie".
In risposta alle resistenze di Italia, Bulgaria e Malta, oltre a quelle del Belgio, tramite un suo portavoce la Commissione europea ha fatto sapere lunedì di aver "proposto due soluzioni: una potrebbe basarsi su un prestito congiunto a fronte di un margine di bilancio, l'altra si baserebbe sui beni sovrani russi immobilizzati nella giurisdizione dell'Ue, e a sostegno abbiamo già presentato sei atti giuridici per accelerare le procedure. Quindi, è su questa base che stiamo portando avanti gli scambi e le discussioni in vista del Consiglio europeo".
La Banca centrale russa chiede 200 miliardi di risarcimento a Euroclear
Venerdì scorso, la Banca centrale russa ha fatto sapere di avere intentato una causa contro Euroclear, il deposito centrale di titoli a Bruxelles dove è immobilizzata la maggior parte degli asset russi, affermando che "le azioni illegali di Euroclear hanno causato danni alla Banca di Russia a causa della impossibilità di gestire i suoi capitali liquidi e i titoli".
Lunedì sono stati resi noti i dettagli. Nella causa presentata presso il Tribunale arbitrale di Mosca, la Banca centrale ha chiesto al fondo belga un risarcimento di circa 200 miliardi di euro per il congelamento dei capitali russi deciso dall'Ue. Lo ha reso noto lo stesso tribunale, citato dall'agenzia Ria Novosti.
La Banca centrale chiede che Euroclear versi una somma di poco superiore ai 18mila miliardi di rubli (pari appunto a circa 200 miliardi di euro) a titolo di risarcimento danni. Il Tribunale ha precisato di non aver ancora deciso se avviare le procedure relative alla causa.
La testata Rbk precisa che la cifra calcolata dalla Banca centrale comprende l'ammontare dei fondi e dei titoli e i mancati profitti.
Kallas ribadisce l'importanza di coinvolgere il Belgio
Secondo lo schema proposto dalla Commissione europea, l'esecutivo convoglierebbe le attività immobilizzate della Banca centrale russa in una linea di credito a tasso zero per l'Ucraina.
A Kiev verrebbe chiesto di rimborsare il prestito solo dopo che Mosca avrà accettato di risarcire i danni causati dalla sua guerra di aggressione, cosa altamente improbabile.
La maggior parte delle attività, 185 miliardi di euro, è detenuta presso Euroclear. I restanti 25 miliardi di euro sono distribuiti tra le banche private di cinque Paesi.
Fin dall'inizio, il Belgio si è opposto fermamente all'iniziativa, temendo di dover affrontare le ritorsioni della Russia e perdite miliardarie in tribunale.
La Commissione ha cercato di placare le preoccupazioni del Belgio offrendo una serie di garanzie e salvaguardie per annullare qualsiasi tentativo di arbitrato. Per evitare un'improvvisa crisi di liquidità, l'Ue ha immobilizzato a tempo indeterminato gli asset russi.
Lunedì Kallas ha ammesso che le discussioni sono state "difficili", ma ha sottolineato che il prestito rimane la soluzione più "credibile" perché un debito comune richiederebbe l'unanimità dei 27 Stati membri. L'Ungheria ha dichiarato che non acconsentirà.
"Ci sono pressioni diverse da più parti, ma dobbiamo anche essere molto lucidi. Le altre opzioni non sono davvero praticabili. Ci abbiamo già provato", ha detto Kallas.
"Il prestito di riparazione si basa sui beni congelati dalla Russia. Ciò significa che non proviene dal denaro dei nostri contribuenti, il che è altrettanto importante", ha aggiunto.
"Inoltre manda un chiaro segnale: se fai tutti questi danni a un altro Paese, devi pagare per le riparazioni".
Anche se tecnicamente il prestito per le riparazioni potrebbe essere approvato con una maggioranza qualificata, e quindi aggirare l'opposizione, Kallas ha detto che sarebbe "importante" che almeno il Belgio, il principale custode dei beni, sia "a bordo".
"Quello che voglio dire è che, naturalmente, alcuni Paesi europei sono più abituati alle minacce presentate dalla Russia rispetto ad altri, e voglio dirvi che queste sono solo minacce", ha detto, riferendosi ai timori di ritorsioni e confische.
"Se restiamo uniti, siamo molto più forti, e queste sono solo minacce che la Russia sta ponendo, anche quelle che abbiamo visto in precedenza. Quindi, voglio davvero che tutti noi abbiamo le idee chiare".
Nonostante le aperture della Commissione, il primo ministro belga Bart De Wever rimane scettico sul prestito di riparazione, ma si dice disponibile a dare il suo benestare se vengono soddisfatte tre condizioni fondamentali: la piena mutualizzazione dei rischi, adeguate garanzie per assicurare la liquidità e la condivisione degli oneri tra tutti i Paesi dell'Ue che detengono asset sovrani russi.
La Francia, che detiene circa 18 miliardi di euro di attività russe in banche private, ha mantenuto il riserbo sulla possibilità di convogliare tali fondi nel prestito di riparazione.
Il dibattito sul finanziamento dell'Ucraina coincide con la spinta della Casa Bianca a mediare un accordo di pace tra Kiev e Mosca, che inizialmente ha tenuto i leader europei in disparte dai colloqui.