Una nuova direttiva inasprirà in modo significativo le regole europee: in futuro le aziende potranno utilizzare solo etichette di sostenibilità certificate
Le etichette ambientali sono ormai presenti in molti dei prodotti in vendita nei supermercati. I marchi mettono in primo piano le loro credenziali verdi. Ma dov'è il limite tra interesse per l'ambiente e greenwashing? Le regole cambieranno in tutta Europa a partire dal 2026. Una nuova direttiva mira a proteggere i consumatori dal greenwashing: alcune diciture spariranno dalle etichette.
Dire che un prodotto è "ecologico", di per sé, non significa nulla: è un'affermazione generica. Queste affermazioni molto vaghe saranno proibite - dice Miriam Thiemann, responsabile delle politiche per il consumo sostenibile dell'Organizzazione europea dei consumatori (Beuc)-. Bisogna essere più specifici. Perché esattamente sta affermando che il suo prodotto è ecologico o verde? Se vuole davvero essere così generico, deve essere in grado di dimostrare perché l'intero prodotto è più verde, e non solo un aspetto di esso".
L'obiettivo dell'Ue è che le affermazioni sull'ecostenibilità di prodotti e servizi siano sistematicamente valutate e verificate. Questo è l'oggetto di un'altra direttiva in discussione. "L'idea centrale è che un commerciante, prima di utilizzare un'affermazione o un'etichetta verde, deve raccogliere tutte le prove per dimostrare che ciò che dice è vero - dice Thiemann -. Inoltre un verificatore indipendente dovrà controllare che le prove siano corrette e sufficienti per soddisfare tutti i requisiti della direttiva".
Thiemann prende a modello l'ecoetichetta europea, creata oltre 30 anni fa dalla Commissione: "Ogni azienda che richiede l'ecoetichetta dell'Ue fornisce tutta la documentazione a un verificatore indipendente che controlla che stia facendo effettivamente ciò che l'ecoetichetta richiede".
Oggi l'ecoetichetta europea è presente in quasi 100.000 prodotti e servizi nell'Unione europea. Tra queste c'è Glowi, azienda belga leader nel settore della pulizia domestica con 15.000 dipendenti. L'azienda ha scelto di far certificare i propri prodotti di pulizia per motivi di sicurezza. "Le persone nelle loro case utilizzano troppa acqua, e anche troppi prodotti chimici - dice Elly Huysmans, co-fondatrice e amministratore delegato di Glowi -. Ecco perché abbiamo perché abbiamo pensato di cambiare le cose. L'impatto sulla nostra attività è innanzitutto questo: meno persone malate, più persone che lavorano, clienti felici e un'attività in crescita".
Nella lotta contro il greenwashing, l'Unione europea può contare su organizzazioni di monitoraggio in tutto il continente. Nei Paesi Bassi il controllore è l'Autorità olandese per i consumatori e i mercati (Acm), che ha sede a L'Aia. L'Acm ha fatto della sostenibilità una priorità. Ha intrapreso azioni contro una serie di giganti nel settore energetico e delle compagnie aeree. In particolare quelli che fanno riferimento a una presunta neutralità carbonica dei loro prodotti e servizi.
"Quando si fa qualcosa di inquinante per il clima e l'ambiente, l'inquinamento è già avvenuto. Quindi non è possibile annullarlo - dice Edwin van Houten, direttore del Dipartimento consumatori dell'Acm -. Possiamo avere un impatto positivo. Possiamo aiutare i consumatori a ottenere informazioni migliori e ad essere più capaci di consumare in modo sostenibile. Possiamo anche proteggere le aziende di buona volontà".
Quest'anno l'Acm ha messo in guardia Booking.com in vista delle nuove regole europee. Il badge "viaggio sostenibile" è stato sostituito sul sito da un nuovo programma di sostenibilità basato sulla certificazione di terzi. "Le certificazioni di terze parti sono fatte da enti che creano una serie di standard per le strutture ricettive su ciò che deve essere considerato sostenibile - dice Danielle D'Silva, responsabile della sostenibilità di Booking -. Poi vanno a valutare le strutture per assicurarsi che stiano effettivamente compiendo questi sforzi. Lavoriamo con una serie di certificazioni di terze parti affidabili. L'ecoetichetta Ue ne è un ottimo esempio. Il viaggiatore può vedere chi ha rispettato questi parametri. Questo crea fiducia in queste etichette. Ci sono 16mila proprietà che hanno una certificazione, ma sono molte di più quelle che non ce l'hanno. Quindi la grande domanda è come possiamo effettivamente sostenere le strutture ricettive ad ottenere la certificazione".
Sempre più alloggi per i turisti possono vantare l'ecoetichetta europea. Nei Paesi Bassi ce ne sono diversi. Tra questi c'è Stayokay Amsterdam Vondelpark, un ostello molto conosciuto di Amsterdam. "La certificazione dimostra la nostra serietà - dice Marijke Schreiner, amministratore delegato di Stayokay -. Non è un'operazione di greenwashing. Le norme europee rendono il tutto più trasparente e bisogna dimostrare ciò che si fa. Ci sono molte formalità amministrative, ma è per una buona causa. Altrimenti il greenwashing rimarrà".