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Riforma farmaceutica: le Ong denunciano l’influenza di Big Pharma sulle regole Ue

Da quando la Commissione ha presentato la proposta di riforma del settore farmaceutico nel maggio 2023, le discussioni sono andate avanti in Parlamento ma hanno fatto pochi progressi in Consiglio.
Da quando la Commissione ha presentato la proposta di riforma del settore farmaceutico nel maggio 2023, le discussioni sono andate avanti in Parlamento ma hanno fatto pochi progressi in Consiglio. Diritti d'autore  AP Photo
Diritti d'autore AP Photo
Di Gerardo Fortuna
Pubblicato il Ultimo aggiornamento
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Le principali Ong europee lanciano l’allarme: Big Pharma sta cercando di condizionare la riforma farmaceutica dell’Ue, spingendo per incentivi e protezioni. Le organizzazioni chiedono accesso equo ai farmaci salvavita e meno potere alle lobby industriali

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Tre delle più importanti organizzazioni non governative europee hanno espresso preoccupazioni concrete sul peso crescente dell’industria farmaceutica nei negoziati per la riforma della normativa sui farmaci in Europa.

Lunedì, l’Associazione delle leghe europee contro il cancro (Ecl), l’Organizzazione europea dei consumatori (Beuc) e l’Associazione internazionale delle società di mutuo soccorso (Aim) hanno firmato una dichiarazione congiunta in cui avvertono la Commissione europea del rischio che le pressioni di Big Pharma compromettano l’interesse pubblico.

Le Ong denunciano che le proposte dell’industria farmaceutica, focalizzate sull’estensione della protezione della proprietà intellettuale e su nuovi incentivi all’innovazione, potrebbero aggravare le disuguaglianze sanitarie e mantenere i prezzi dei farmaci innovativi fuori dalla portata di molti pazienti europei. Un messaggio chiaro: la riforma deve servire i cittadini, non il profitto aziendale.

Riforma in stallo, crescono le pressioni industriali

La Commissione europea ha presentato una proposta di riforma nel maggio 2023, ma a quasi un anno di distanza i negoziati si muovono a rilento. Mentre il Parlamento europeo ha avviato discussioni, il Consiglio dell’Ue fatica a trovare un’intesa, bloccato su questioni spinose come la protezione regolatoria dei dati farmaceutici.

Secondo documenti interni visionati da Euronews, le recenti riunioni tra diplomatici dell’Ue hanno toccato temi come l’approvvigionamento sicuro e il commercio parallelo, evitando però l’argomento più controverso: la durata della protezione normativa, che impedisce l’ingresso anticipato sul mercato di farmaci generici e biosimilari.

La questione è tornata alla ribalta dopo un incontro tra i vertici della Commissione europea e i Ceo delle principali aziende farmaceutiche, i quali hanno chiesto maggiore tutela dei brevetti e delle informazioni cliniche, considerate fondamentali per difendere i loro investimenti nel contesto di una concorrenza globale sempre più aggressiva.

Ong contro estensione dei brevetti

Le associazioni civiche ribattono con dati alla mano: una riduzione del periodo di protezione dei dati normativi, oggi fissato a otto anni, permetterebbe l’ingresso anticipato sul mercato di alternative più economiche, portando a un risparmio stimato in 1,13 miliardi di euro ogni anno per i sistemi sanitari pubblici europei.

Secondo Toma Mikalauskaitė, responsabile delle politiche dell’ECL, la riforma farmaceutica deve concentrarsi su una priorità chiara: garantire a tutti i pazienti oncologici l’accesso tempestivo a cure e medicinali salvavita. “Il trattamento del cancro non è sostenibile se i farmaci restano inaccessibili a causa dei costi elevati”, ha dichiarato.

Big Pharma teme effetto domino sui prezzi

Dietro le pressioni esercitate da colossi come Sanofi e Novartis, che hanno firmato una lettera aperta ai leader europei, c’è anche un’ansia geopolitica crescente. L’industria teme che, mantenendo prezzi bassi in Europa, si finisca per influenzare negativamente le politiche di prezzo statunitensi, dove Big Pharma trae gran parte dei suoi profitti.

Negli Stati Uniti, le recenti proposte politiche – avviate già sotto l’amministrazione Trump – mirano a confrontare i prezzi interni con quelli dei Paesi Ocse, tra cui l’Ue. Se l’Europa continua a fissare prezzi più bassi, questo potrebbe alimentare una pressione al ribasso anche oltreoceano, con un impatto diretto sui ricavi delle aziende farmaceutiche.

È per questo che le multinazionali del farmaco stanno cercando di spostare l’ago della bilancia in sede europea, spingendo per un sistema che permetta prezzi più alti, protezioni più durature e ritorni garantiti sugli investimenti in ricerca e sviluppo.

L’Ue alla prova tra diritto alla salute e lobby industriali

La riforma del quadro normativo europeo sui farmaci si trova oggi a un bivio strategico. Da una parte, le esigenze dell’industria farmaceutica, che chiede maggiori tutele in un mercato globale incerto; dall’altra, le istanze della società civile, che chiede accesso equo e sostenibile ai farmaci per tutti i cittadini europei.

Con milioni di vite in gioco e miliardi di euro di spesa sanitaria, la posta in gioco non potrebbe essere più alta. Le prossime settimane saranno decisive per capire se l’Europa sarà capace di resistere alle pressioni delle lobby e riaffermare la centralità del diritto alla salute nelle sue politiche pubbliche.

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