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Bce, Lagarde: l'Europa sia pronta ad affrontare il cambiamento della politica commerciale Usa

Il presidente della BCE Christine Lagarde, nella foto del mese scorso
Il presidente della BCE Christine Lagarde, nella foto del mese scorso Diritti d'autore  Arne Dedert/(c) Copyright 2024, dpa (www.dpa.de). Alle Rechte vorbehalten
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Di Piero Cingari
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Intervenuta al World economic forum di Davos, la presidente della Bce ha sottolineato la necessità di riforme economiche e difeso l'approccio cauto ai tagli dei tassi di interesse, avvertendo l'Europa in previsione della possibile introduzione di dazi da parte di Donald Trump

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La presidente della Banca centrale europea, Christine Lagarde, ha avvertito che l'Europa deve prepararsi a potenziali cambiamenti nella politica commerciale degli Stati Uniti.

Secondo Lagarde, sebbene l'amministrazione del presidente Donald Trump si sia astenuta dall'imporre dazi generalizzati il giorno del suo insediamento, nelle prossime settimane potrebbero comunque emergere misure selettive.

Intervenendo mercoledì al World economic forum di Davos durante un'intervista con la CNBC, Lagarde ha sottolineato la necessità per l'Europa di "essere preparata e anticipare ciò che accadrà per poter rispondere".

Rimangono i timori di una guerra commerciale con gli Stati Uniti

Gli scambi commerciali sono sempre un grande argomento di discussione a Davos, ma con il ritorno di Trump alla Casa Bianca, i timori di un protezionismo statunitense stanno rubando la scena.

L'Europa sostiene da tempo l'apertura dei mercati, non solo come "principio morale", ma anche perché beneficia economicamente degli scambi con gli Stati Uniti. L'avanzo commerciale dell'eurozona con gli Stati Uniti si attesterà a quasi l'uno per cento del prodotto interno lordo nel 2023, trainato da settori chiave come quello chimico e farmaceutico.

Riguardo alla possibilità che l'Europa resista a una guerra commerciale, Lagarde ha riconosciuto che, sebbene le discussioni debbano continuare, l'idea che gli Stati Uniti possano ridurre in modo significativo le importazioni dall'Europa per stimolare la produzione nazionale è "discutibile", perché l'economia statunitense "sta andando a gonfie vele in questo momento".

Con l'economia statunitense che funziona a pieno regime e la disoccupazione a livelli storicamente bassi, ha suggerito che la sostituzione delle importazioni europee con la produzione nazionale "richiederà un po' di tempo".

Ci si attende una nuova spinta alla competitività europea

La conversazione ha toccato anche la competitività europea, un tema che ha dominato le discussioni nel 2024.

Lagarde ha indicato che "la diagnosi è fatta" per quanto riguarda il futuro economico dell'Europa, citando i rapporti dell'ex presidente della Bce, Mario Draghi, e dell'economista Enrico Letta. I due ex premier italiani hanno chiesto riforme urgenti sulla produttività e l'innovazione per fare fronte alle sfide demografiche.

La risposta dell'Europa deve ora essere "azione, azione, azione", ha insistito Lagarde.

La presidenza Trump potrebbe essere un catalizzatore per le riforme

Lagarde ha sottolineato che l'Europa si muove quando si trova di fronte a una minaccia esterna e l'incertezza sulla politica commerciale degli Stati Uniti potrebbe fungere da catalizzatore per le riforme.

Ha sottolineato che la forza economica dell'Europa risiede nel suo ampio mercato di consumo, ma le barriere interne rimangono una sfida.

"Abbiamo creato il mercato unico, ma non abbiamo finito il lavoro", ha osservato Lagarde, sottolineando che le barriere irrisolte alla libera circolazione di beni e servizi potrebbero indebolire la posizione dell'Europa nei negoziati commerciali globali.

Politica monetaria: la Bce è in ritardo?

Per quanto riguarda la politica monetaria, Lagarde ha ribadito l'impegno della Bce a ridurre i tassi in modo misurato e dipendente dai dati, resistendo alle speculazioni del mercato sul ritmo e l'entità dei tagli.

Ha ribadito la fiducia che l'inflazione scenderà al target del due per cento quest'anno.

I mercati stanno attualmente valutando molteplici tagli dei tassi della Bce quest'anno, con alcuni analisti che prevedono quattro riduzioni entro l'estate, portando i tassi dal tre al due per cento.

Alla domanda se questo ritmo le sembrasse verosimile, Lagarde ha evitato di indicare una tempistica certa, affermando che sono probabili "mosse graduali" ma che le decisioni rimarranno dipendenti dai dati.

La presidente ha anche respinto i timori che indicano la Bce in ritardo sui tagli dei tassi, sottolineando che "non abbiamo rivisto molto le previsioni sull'inflazione nelle ultime cinque serie di proiezioni", rafforzando la fiducia nell'attuale approccio della Banca centrale.

Stati Uniti e Ue divergono sui tassi di interesse

Una differenza fondamentale tra la Bce e la Federal reserve statunitense è il ritmo dell'allentamento monetario.

Mentre la Fed ha segnalato un ciclo di riduzione dei tassi più aggressivo, la Bce ha adottato un approccio più cauto.

Lagarde ha riconosciuto questa divergenza, spiegando che riflette "un diverso contesto economico" tra le due regioni.

Con la stabilizzazione dell'inflazione in Europa e le previsioni di crescita economica all'uno per cento nel 2025, la Bce sta adottando una posizione misurata.

Lagarde ha ribadito che l'obiettivo della banca centrale rimane la stabilità dei prezzi e che il suo mandato non include fattori come l'occupazione, a differenza di quello della Fed.

Prezzi dell'energia e incertezza globale

Lagarde ha inoltre indicato i prezzi dell'energia come una variabile chiave per le future decisioni di politica monetaria, suggerendo che un ulteriore calo dei costi del petrolio e del gas potrebbe avere un impatto significativo sulle dinamiche dell'inflazione.

La presidente è rimasta cauta nel fornire indicazioni previsionali, affermando che "applicheremo il metodo e prenderemo in considerazione tutti i dati man mano che arriveranno".

Mentre l'Europa naviga in un panorama globale sempre più incerto, la BCE rimane impegnata nel suo approccio graduale e basato sui dati, mentre i responsabili politici tengono d'occhio le decisioni commerciali degli Stati Uniti e le loro potenziali ricadute economiche.

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