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Marocco in rivolta: la “Generazione Z” guida le più grandi proteste degli ultimi anni

Le proteste in Marocco
Le proteste in Marocco Diritti d'autore  AP Photo/Mosa'ab Elshamy
Diritti d'autore AP Photo/Mosa'ab Elshamy
Di Euronews
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In Marocco le proteste anti-governative guidate da giovani raggiungono la quinta notte di scontri: migliaia in piazza chiedono riforme nei settori della sanità e dell’istruzione, criticano le spese per il Mondiale e denunciano corruzione dilagante

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Negli ultimi giorni il Marocco è attraversato da una ondata di proteste antigovernative che ha assunto proporzioni senza precedenti negli ultimi anni. Guidate in gran parte da giovani della cosiddetta “generazione Z”, queste mobilitazioni — nate per chiedere riforme radicali nei comparti della sanità pubblica e dell’istruzione — si sono estese in tutto il Paese, trasformandosi anche in scontri con le forze dell’ordine.

Le origini e il protagonismo della gioventù

Le manifestazioni, iniziate il 27 settembre 2025, nascono da un malessere profondo fra i giovani marocchini, stanchi dell’inefficienza del sistema sanitario e scolastico, dall’elevato tasso di disoccupazione giovanile e da sentimenti di marginalizzazione sociale.

Il movimento, privo di leader formali, è stato organizzato principalmente attraverso piattaforme digitali come TikTok, Instagram e Discord, da collettivi giovanili. Gli slogan che circolano nei cortei denunciano l’ipocrisia percepita dello Stato: “Gli stadi ci sono, ma dove sono gli ospedali?” è uno dei più ripetuti.

L’episodio scatenante è stato il ferimento di un giovane a Oujda da parte di un veicolo della polizia, immortalato in video virali che hanno alimentato la rabbia. A ciò si è aggiunta la notizia della morte di otto donne durante il parto in un ospedale pubblico di Agadir, diventata simbolo della drammatica condizione della sanità.

Le proteste si espandono e degenerano

Nonostante la mancanza di permessi ufficiali, le manifestazioni si sono diffuse anche in aree periferiche e città dell’interno, come Oujda e Inzegane, fino a coinvolgere Salé, Marrakech, Casablanca e altre località. In molte di queste, gli scontri con la polizia sono degenerati: lanci di pietre, assalti a banche e incendi di veicoli.

Lo Stato ha risposto con un dispiegamento massiccio delle forze dell’ordine. Secondo il Ministero dell’Interno, sono 409 le persone arrestate finora. Almeno 193 sono state già processate con l’accusa di vandalismo e sommosse. I feriti ammontano a 263 tra le forze dell’ordine e 23 tra i civili. Segnalati anche danni materiali ingenti: 142 veicoli della polizia e 20 auto private distrutte o incendiate.

Nella notte del quinto giorno, nella località di Leqliaa, vicino ad Agadir, le forze di sicurezza hanno aperto il fuoco durante un tentativo di assalto a una stazione di polizia, causando la morte di due manifestanti. Le autorità hanno giustificato l’uso delle armi come legittima difesa.

Le richieste e la risposta del potere

I manifestanti avanzano rivendicazioni chiare e forti: riforme reali e urgenti nei sistemi sanitario ed educativo; trasparenza e lotta alla corruzione; riduzione delle spese stratosferiche in infrastrutture sportive; maggiore partecipazione giovanile nelle decisioni politiche.

In particolare, viene contestato lo stanziamento di miliardi di dirham per i preparativi della Coppa del Mondo 2030, mentre molte regioni del Paese continuano a soffrire carenze infrastrutturali e servizi di base inadeguati.

Il governo ha dichiarato di “ascoltare e comprendere” le esigenze sociali, ma allo stesso tempo ha sottolineato che le manifestazioni non autorizzate devono essere trattate con fermezza. Le autorità negano che i fondi per il Mondiale abbiano compromesso altri settori, sostenendo che le criticità della sanità derivino da problemi accumulati negli anni.

Organizzazioni per i diritti umani, invece, denunciano l’uso eccessivo della forza, arresti arbitrari e chiedono la liberazione dei detenuti non coinvolti in atti violenti.

Il contesto storico e le sfide future

Queste proteste ricordano altri momenti di tensione sociale in Marocco, come il movimento del Rif del 2016-2017, nato anch’esso da richieste di giustizia sociale e contro la marginalizzazione.

Molti analisti ritengono che l’attuale mobilitazione rappresenti una delle più significative degli ultimi anni. La disillusione giovanile e le diseguaglianze persistenti fanno pensare che la protesta possa continuare e ampliarsi, ma la repressione dello Stato rischia di irrigidire ulteriormente il quadro politico.

Per ora, il Marocco vive un momento di forte instabilità: le piazze sono il teatro di uno scontro tra una generazione che pretende cambiamento e un potere che cerca di restare saldo senza cedere. La posta in gioco non riguarda solo il miglioramento dei servizi pubblici, ma la tenuta stessa dell’autorità statale in un regno dove il consenso non è più scontato.

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