Un missile iraniano ha penetrato le difese israeliane venerdì nel sud. Nella notte Israele ha condotto bombardamenti su diversi siti militari in Iran. Il capo dell’Aiea, Grossi: “Azioni militari sono scelte politiche, non possono essere basate sui nostri rapporti”
Un missile balistico iraniano ha penetrato le difese israeliane e ha impattato a Beer Sheva, nel sud dello Stato ebraico. I servizi di emergenza israeliani sono intervenuti per domare un incendio scoppiato dopo l'impatto del missile.
Secondo le immagini diffuse dal servizio medico di emergenza Magen David Adom (Mda), le fiamme sono divampate in un parco tecnologico che ospita anche un ufficio di Microsoft.
Il missile ha danneggiato diversi edifici residenziali, lasciando un cratere a terra e numerosi veicoli in fiamme. L'Mda segnala sette feriti lievi. Le Ferrovie israeliane hanno comunicato che la stazione di Beer Sheva Nord è stata chiusa per i danni.
Le Guardie rivoluzionarie iraniane hanno rivendicato che "il sito Microsoft di Beer Sheva è stato attaccato perché collabora con l'esercito israeliano".
Nella stessa città, Beer Sheva, nel deserto del Negev, era stato colpito giovedì il principale ospedale della zona, il Soroka Medical Center.
Israele colpisce circa 60 obiettivi militari su Teheran
Le Idf ha reso noto di avere bombardato nella notte tra giovedì e venerdì decine di obiettivi a Teheran, tra cui quello che ha definito un "centro di ricerca e sviluppo per il progetto di armi nucleari".
"L'esercito ha effettuato una serie di attacchi nel cuore di Teheran: decine di obiettivi sono stati colpiti, tra cui siti di produzione di missili militari e il quartier generale dell'Spnd, l'organizzazione responsabile della ricerca e dello sviluppo del programma nucleare militare iraniano", si legge in un comunicato stampa.
A che punto è la diplomazia tra Iran, Ue e Usa
Il ministro degli Esteri iraniano, Abbas Araghchi, si riunisce questo venerdì a Ginevra con i suoi omologhi di Gran Bretagna, Francia e Germania e Ue, ma ha già affermato che non ci sarà alcun negoziato con gli Stati Uniti finché continueranno gli attacchi israeliani.
Donald Trump giovedì ha lasciato aperta la possibilità di intervenire militarmente contro l'Iran nelle prossime due settimane. L'aiuto degli Usa sarebbe essenziale per distruggere il sito nucleare iraniano di Fordow, scavato in profondità nelle montagne, per cui servono esplosivi che nessun altro ha in dotazione.
C'è "una finestra di due settimane per ottenere una soluzione diplomatica" del conflitto fra Israele e Iran, ha ribadito il ministro degli Esteri britannico, David Lammy, giunto a Ginevra per la riunione, dopo essersi consultato ieri negli Usa con il segretario di Stato americano Marco Rubio e con il negoziatore di Washington, Steve Witkoff.
"Siamo determinati a far sì che l'Iran non abbia mai un'arma nucleare", ha tuttavia aggiunto Lammy, in linea con la posizione espressa finora dalla maggior parte dei Paesi Ue.
A complicare la diplomazia c'è il missile iraniano che colpito giovedì un’area a meno di 500 metri dalla delegazione dell’Unione europea a Tel Aviv, secondo fonti di Euronews, e un esplosivo finito nel cortile dell'ambasciata norvegese, ha reso noto il ministro degli Esteri, Gideon Sa'ar.
L’attacco è avvenuto in una zona diplomatica della capitale israeliana, nei pressi delle ambasciate di diversi Paesi europei e della stazione centrale di Tel Aviv-Savidor. La Commissione europea ha riferito che tutto il personale Ue è illeso, ma ha espresso “grave preoccupazione” per i danni riportati da sedi diplomatiche.
“Le missioni straniere e le infrastrutture civili non devono mai essere obiettivi militari”, ha affermato un portavoce europeo.
Da parte sua, il ministro della Difesa israeliano Israel Katz ha lanciato un duro avvertimento alla guida suprema iraniana Ali Khamenei, dopo gli attacchi contro un ospedale nel sud di Israele e aree residenziali a Tel Aviv, che hanno causato almeno 240 feriti.
“Per raggiungere i nostri obiettivi, quest’uomo non deve più esistere”, ha dichiarato Katz.
L’Iran ha promesso invece di continuare la lotta “per difendere terra, popolo e sovranità” da quella che definisce una minaccia esistenziale israeliana. "Stiamo punendo il nemico sionista", ha scritto Khamenei su X.
In un’intervista esclusiva a Euronews, l’ambasciatore iraniano all’Onu Ali Bahraini ha spiegato che l’unica priorità al momento è “fermare l’aggressione”. Ha escluso iniziative diplomatiche a breve termine, sostenendo che “non si può negoziare con Israele”.
Bahraini ha inoltre accusato l’Unione europea di complicità nel conflitto. “Il minimo che l’Ue possa fare è condannare Israele e sospendere ogni forma di supporto”, ha detto.
Infine, parlando delle minacce americane, il diplomatico iraniano ha avvertito che Teheran risponderà “con fermezza” a ogni attacco statunitense, e ha lasciato intendere che una rappresaglia sul suolo americano non è esclusa.
Aiea: “Le nostre prove non giustificano azioni militari contro l’Iran”
Le informazioni raccolte dall’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea) sul programma nucleare iraniano “difficilmente possono essere una base per qualsiasi azione militare”. Lo ha affermato giovedì il direttore generale Rafael Grossi in un’intervista alla Cnn, segnando una chiara presa di distanza dalle giustificazioni fornite da Israele per i suoi recenti attacchi contro Teheran.
“L’azione militare, da qualsiasi parte provenga, è una decisione politica che non ha nulla a che vedere con quello che stiamo dicendo”, ha sottolineato Grossi.
Israele aveva fatto esplicito riferimento a un recente rapporto dell’Aiea per motivare l’offensiva, sostenendo che l’Iran sta arricchendo uranio a livelli superiori rispetto ad altri Paesi privi di armamenti nucleari, in violazione degli accordi di non proliferazione.
Ma Grossi ha smorzato l’allarme, chiarendo che non ci sono elementi per parlare di un “programma sistematico in Iran per produrre un’arma nucleare”, al contrario di quanto affermato ufficialmente dalla Casa Bianca e da Israele negli ultimi giorni.