La direttrice della PBS definisce “palesemente illegale” l’ordine esecutivo di Trump che taglia i fondi pubblici a PBS e NPR. Le emittenti locali e l’indipendenza dell’informazione sotto attacco
Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha firmato un ordine esecutivo che punta a eliminare il sostegno economico federale alla rete televisiva PBS (Public Broadcasting Service) e alla radio nazionale NPR (National Public Radio).
La decisione ha scatenato un’ondata di reazioni, prima fra tutte quella della direttrice generale della PBS, Paula Kerger, che ha definito la mossa del presidente “palesemente illegale” e una minaccia diretta alla missione educativa del servizio pubblico.
“L’ordine esecutivo minaccia la nostra capacità di servire il pubblico americano con una programmazione educativa, come facciamo da oltre 50 anni”, ha dichiarato Kerger, annunciando l’esplorazione di ogni via legale per difendere l’emittente e le sue affiliate locali.
L’attacco alla stampa pubblica: accuse di propaganda e tagli mirati
L’ordine, firmato nella tarda serata di giovedì, chiede alla Corporation for Public Broadcasting (CPB) e ad altre agenzie federali di interrompere immediatamente ogni finanziamento diretto e indiretto alle due principali emittenti pubbliche del Paese. Secondo la Casa Bianca, le risorse destinate a PBS e NPR verrebbero usate per “diffondere una propaganda radicale e guerrafondaia mascherata da notizie”, come riportato in un post ufficiale sui social media presidenziali.
La CPB, ente che gestisce e distribuisce i fondi pubblici, ha ribattuto sostenendo di non essere soggetta al controllo esecutivo del presidente. L’ente ha inoltre avviato un'azione legale dopo che Trump ha annunciato il licenziamento di tre dei cinque membri del suo consiglio di amministrazione, compromettendone la funzionalità operativa.
Chi rischia di più? Le stazioni locali e le comunità isolate
Sebbene la PBS e la NPR ricevano una parte minoritaria dei loro fondi direttamente dal governo federale, per molte stazioni locali – specialmente in aree rurali o meno servite – quei fondi rappresentano una linfa vitale. Le emittenti più piccole rischiano la chiusura o la drastica riduzione dei servizi, colpendo direttamente le comunità che spesso non hanno accesso ad altre fonti di informazione affidabili.
I precedenti tentativi di tagliare i fondi pubblici sono sempre stati bloccati grazie al sostegno bipartisan per le emittenti locali. Ma l’intensità e la sistematicità dell’attuale attacco, considerato il più grave nella storia del servizio pubblico americano, fanno temere per la tenuta del sistema stesso.
L’offensiva contro l’informazione e la cultura
L’attacco alla PBS e alla NPR si inserisce in una strategia più ampia dell’amministrazione Trump, che dal suo secondo insediamento a gennaio ha già agito per smantellare agenzie culturali e mediatiche. Oltre ai tagli alla CPB, la Casa Bianca ha già sospeso o ridotto fondi destinati ad artisti, teatri, musei, università e programmi educativi considerati “ideologicamente devianti”.
Due settimane fa, Trump ha annunciato un pacchetto di tagli da 9,1 miliardi di dollari, inclusi quelli alla CPB, che dovrebbe essere solo il primo di una serie. Tuttavia, il pacchetto non è ancora arrivato al Congresso e potrebbe incontrare forti resistenze legali e politiche.
Una battaglia istituzionale per la libertà dell’informazione
La firma dell’ordine esecutivo rappresenta non solo un attacco alle due principali emittenti pubbliche, ma anche un precedente pericoloso per il ruolo della stampa indipendente negli Stati Uniti.
La reazione legale e politica sarà cruciale per determinare se il governo potrà davvero rimuovere i fondi già approvati dal Congresso, e se il principio di separazione dei poteri potrà resistere a questo ennesimo stress test.